Cronaca
Il Mito della Speculazione: Svizzera e i Mercati delle Materie Prime
2024-12-19
La richiesta dei legislatori svizzeri al governo era chiara: analizzare gli effetti della speculazione nei mercati delle materie prime agricole. Dopo due anni di lavoro, il rapporto presentato ha sollevato più dubbi che certezze. Invece di fornire una visione approfondita, il documento sembra evitare le questioni cruciali, ignorando critiche importanti e nomi significativi del settore.

Un Rapporto che Non Risponde alle Domande Cruciali

L'analisi del governo svizzero si limita a raccogliere dati da altre fonti, senza apportare contributi originali o indagini specifiche. L'assenza di dettagli sui principali attori del mercato, come Cargill, Bunge Global, Archer-Daniels-Midland, Louis Dreyfus e Cofco International, è particolarmente notevole. Queste aziende, con sede a Ginevra, hanno un ruolo fondamentale nella dinamica dei prezzi, ma non vengono nemmeno menzionate. Manca anche qualsiasi discussione sulla concentrazione di potere nel mercato e sui guadagni ottenuti durante i recenti rialzi dei prezzi.

Il rapporto conclude che la speculazione non influisce negativamente sui prezzi delle materie prime, sostenendo che essa abbia un effetto moderatore. Tuttavia, questa tesi ignora ampiamente la letteratura contraria, che avrebbe potuto offrire una prospettiva più equilibrata. La mancanza di ricerche originali e l'assenza di dati empirici rendono il rapporto incompleto e poco convincente.

Gli Effetti della Speculazione nel Lungo Periodo

Nel lungo periodo, la speculazione finanziaria non sembra avere un impatto significativo sui prezzi delle materie prime agricole. Elementi esterni, come condizioni climatiche e politiche commerciali, giocano un ruolo decisivo nelle variazioni dei prezzi. Ad esempio, l'olio extravergine di oliva spagnolo, scambiato solo nei mercati fisici, ha registrato aumenti storici anche in assenza di mercati dei derivati. Questo caso dimostra che la speculazione non è sempre la causa principale delle impennate dei prezzi.

Tuttavia, ci sono eccezioni interessanti. Negli Stati Uniti, la speculazione sulle cipolle è vietata dal 1958, ma ciò non ha ridotto la volatilità dei prezzi. Questo esempio suggerisce che altri fattori, oltre alla speculazione, possono influenzare i mercati. Una maggiore comprensione di questi meccanismi sarebbe essenziale per formulare politiche efficaci.

La Speculazione nel Breve Periodo: Il Caso del Cotone

Nel breve periodo, la speculazione può distorcere i prezzi, come dimostrato dal caso del cotone. Nel 2011, Glencore, un colosso svizzero del commercio delle materie prime, accusò la sua rivale Louis Dreyfus di aver manipolato artificialmente i prezzi del cotone, causando perdite ingenti. Questo episodio mette in luce come la speculazione possa avere effetti immediati e significativi sui mercati, specialmente quando vi sono pratiche discutibili.

La questione della manipolazione dei prezzi solleva interrogativi importanti. Se Glencore ha rilevato irregolarità, perché non sono state approfondite? Un'indagine più dettagliata avrebbe potuto fornire risposte utili e migliorare la regolamentazione del mercato. Invece, il rapporto svizzero preferisce evitare queste domande delicate, optando per una visione superficiale del fenomeno.

Opacità e Regolamentazione: Un Sector nell'Ombra

Il rapporto svizzero propone di non intervenire, sostenendo che l'aumento della trasparenza non cambierebbe sostanzialmente la situazione. Questa posizione è problematica, poiché ignora le preoccupazioni crescenti riguardo all'opacità del settore. Le autorità di vigilanza finanziaria e vari governi mondiali hanno già evidenziato come i mercati delle materie prime siano insufficientemente regolamentati e poco trasparenti.

La divulgazione delle dimensioni delle scorte controllate dalle aziende svizzere sarebbe un passo importante verso una maggiore trasparenza. Tuttavia, il rapporto sostiene che questa informazione sia un segreto industriale, che le aziende non dovrebbero rivelare per non compromettere la loro competitività. Questa visione protezionista ostacola ogni tentativo di migliorare la regolamentazione del settore, lasciando spazio a pratiche opache e potenzialmente dannose.

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