Il ritorno di Donald Trump alla ribalta politica internazionale ha scosso l'equilibrio globale, sollevando interrogativi sulla sicurezza e la difesa europea. Il dibattito riguardante una possibile difesa comune europea è tornato d'attualità, mettendo in evidenza le divergenze tra l'Europa occidentale e quella orientale. Mentre alcuni paesi vedono la Russia come una minaccia diretta, altri mostrano un atteggiamento più distaccato, alimentando tensioni e malintesi all'interno dell'Unione Europea.
Nel contesto attuale, il tema della sicurezza assume sfumature diverse a seconda delle prospettive nazionali. Paesi come l'Estonia e la Polonia, con esperienze storiche segnate da invasioni e occupazioni russe, percepiscono il rischio militare russo come una minaccia esistenziale. Queste nazioni, entrate nell'UE tra il 2004 e il 2007, si sentono particolarmente vulnerabili, soprattutto in un momento in cui gli Stati Uniti sembrano meno impegnati nei confronti europei. L'atteggiamento di Trump verso l'Ucraina ha ulteriormente amplificato queste preoccupazioni, suscitando timori di abbandono da parte del principale protettore militare.
L'incertezza generata dalle ultime mosse statunitensi ha spinto alcuni paesi baltici a riconsiderare la propria posizione strategica. Tradizionalmente contrari a un rafforzamento della difesa europea, essi ora vedono nella cooperazione regionale una via d'uscita per affrontare eventuali aggressioni russe. La guerra in Ucraina ha rappresentato una sorta di sveglia, ricordando ai piccoli stati europei la loro fragilità geopolitica e la necessità di prepararsi adeguatamente.
Le differenze di percezione tra Europa occidentale e orientale risalgono a profonde radici storiche. Durante il Settecento, ad esempio, il confine tra Prussia e Polonia simboleggiava la divisione tra civiltà avanzata e barbarie. Oggi, questa frattura continua a influenzare le relazioni interne all'UE, con paesi come Germania e Francia che talvolta sottovalutano gli allarmi provenienti dall'Est. Tuttavia, ignorare queste preoccupazioni potrebbe essere controproducente, alimentando scelte avventate come il ritiro dalla Convenzione di Ottawa sulle mine antiuomo.
Per costruire una politica estera e di sicurezza realmente unitaria, l'Europa deve comprendere le specifiche dinamiche storiche e psicologiche che plasmano le scelte dei paesi orientali. Solo attraverso un dialogo sincero e un maggiore impegno reciproco sarà possibile superare le attuali divisioni e consolidare una strategia comune di difesa. L'esigenza di proteggere l'integrità territoriale e la sovranità nazionale resta centrale per molte nazioni dell'Europa centrale e orientale, e non può essere trascurata nel processo decisionale comunitario.