Nel cuore dell'inverno, decine di migliaia di cittadini hanno preso per le strade della capitale serba, Belgrado, per esprimere la loro indignazione. L'evento che ha scatenato queste proteste è stato il tragico crollo del tetto di una stazione ferroviaria a Novi Sad, avvenuto nel mese di novembre, causando la morte di quindici persone. Da allora, l'amministrazione governativa è stata duramente criticata per la mancanza di sorveglianza e accuse di corruzione. La manifestazione del 22 dicembre, organizzata da studenti, si è conclusa con un minuto di silenzio in memoria delle vittime, seguito da richieste pressanti di dimissioni e responsabilità.
Nella fredda giornata del 22 dicembre, piazza Slavija a Belgrado è stata invasa da circa 29mila persone secondo i dati ufficiali. Questa mobilitazione è nata dallo scontento generato dal disastro ferroviario del 1° novembre a Novi Sad, dove un tetto si è abbattuto durante lavori di ristrutturazione, provocando la morte di quindici individui. Tra le vittime, c'erano persone di età compresa tra i sei e i 74 anni, con l'ultima persona che ha lasciato la vita qualche settimana dopo in ospedale.
I manifestanti, guidati da giovani attivisti, hanno chiesto pubblicamente le dimissioni del primo ministro Miloš Vučević e del sindaco di Novi Sad, Milan Đurić. Inoltre, hanno insistito perché venisse aperto un processo contro coloro che risultassero responsabili del drammatico evento. Anche altre città, come Niš, hanno risuonato delle voci dei contestatori.
In seguito al disastro, il ministro delle costruzioni Goran Vesić ha presentato le proprie dimissioni il 4 novembre. Il presidente Aleksandar Vučić, pur annunciando misure per alleviare le tensioni, come agevolazioni per l'acquisto delle case ai giovani e l'avanzamento delle vacanze scolastiche, ha dichiarato che non avrebbe ceduto alle pressioni dei manifestanti.
Le proteste hanno continuato a farsi sentire nelle strade attraverso blocchi stradali quotidiani e episodi sporadici di violenza, mostrando un paese diviso e alla ricerca di giustizia.
Dalla prospettiva di un osservatore, questa ondata di manifestazioni riflette una società che esige trasparenza e responsabilità. Gli eventi di Novi Sad hanno esposto le fragilità del sistema e sollevato interrogativi su come le istituzioni possano garantire maggiore sicurezza e fiducia alla popolazione. La voce del popolo, forte e unita, sembra essere un potente strumento per promuovere cambiamenti significativi.