Finanza
Il Futuro dei Mercati Finanziari Europei: Un Cambiamento Necessario
2025-03-17

Le recenti dichiarazioni di Pier Carlo Padoan, presidente di Unicredit, hanno evidenziato l'importanza strategica dei risparmi europei, paragonandoli alle cosiddette "terre rare" dell'economia globale. Tali risparmi, che ammontano a circa 30mila miliardi di euro tra privati e compagnie assicurative, rappresentano una risorsa fondamentale per il continente. Tuttavia, solo una piccola parte di questo capitale viene canalizzata verso gli investimenti aziendali attraverso i mercati finanziari. Questo scenario si inserisce in un contesto più ampio dove i mercati azionari europei risultano nettamente inferiori ai loro omologhi statunitensi e cinesi, con implicazioni significative per la crescita economica e l'allocazione globale dei capitali. Con l'avvio della Saving and Investments Union (Siu), l'Europa sta cercando di rivoluzionare tale panorama.

Secondo dati forniti da Assonime, le imprese europee in Borsa rappresentano solo un terzo del valore delle società statunitensi e metà di quelle cinesi. In particolare, il mercato italiano appare ancora più svantaggiato, con capitalizzazioni che non raggiungono nemmeno un decimo di quelle americane. Tale squilibrio riflette un problema strutturale: i mercati finanziari europei sono insufficientemente integrati e incapaci di attrarre sufficienti flussi di finanziamento per sostenere la crescita delle imprese locali. L'iniziativa della Commissione europea mira proprio a colmare questa lacuna, promuovendo una maggiore integrazione e facilitando l'accesso al capitale per le aziende.

L'integrazione dei mercati finanziari europei è diventata una priorità strategica, specialmente nel momento in cui l'Europa si trova ad affrontare nuove sfide globali, tra cui la necessità di reperire risorse comuni anche per la difesa. Proposte come quella di istituire un'autorità unica europea di vigilanza sui mercati finanziari, avanzata durante un recente convegno a Milano, riflettono l'urgente bisogno di armonizzazione delle regole e procedure. Tuttavia, le reazioni ufficiali, come quelle espresso dal sottosegretario al Mef Federico Freni, indicano una certa resistenza all'idea di una vigilanza accentrata prima di aver raggiunto un consenso su norme omogenee.

In Italia, il dibattito sull'integrazione europea dei mercati finanziari si intreccia con la riforma del Testo unico della finanza (Tuf), un documento redatto quasi trent'anni fa e oggi considerato obsoleto. La revisione del Tuf, prevista entro il 2026, mira a modernizzare le regole nazionali in linea con le esigenze europee e internazionali. Secondo Piergaetano Marchetti, esperto di diritto societario, il nuovo testo dovrà trovare un equilibrio tra la protezione del mercato nazionale e l'attrattività per gli investitori esteri, evitando misure protezionistiche che potrebbero dissuadere i capitali stranieri.

Un'altra questione critica riguarda il voto di lista introdotto dal Decreto Capitali, una misura che ha suscitato forti controversie, soprattutto nel caso delle Assicurazioni Generali. Nonostante due fasi di consultazione pubblica, la Consob non ha ancora emesso un regolamento attuativo chiarificatore, alimentando incertezza tra le società quotate italiane. Una lettera firmata da prestigiosi giuristi e economisti ha sollevato preoccupazioni sulle competenze della Consob, suggerendo che l'interpretazione della norma stia superando i limiti stabiliti dal legislatore.

Con l'avvio della Siu e le discussioni in corso sulla riforma del Tuf, l'Europa sta affrontando una fase cruciale nella sua storia finanziaria. L'integrazione dei mercati finanziari rappresenta non solo un'opportunità per migliorare l'efficienza e l'attraibilità del continente, ma anche una necessità per garantire una crescita sostenibile e resiliente. Il successo di queste iniziative dipenderà dalla capacità degli stakeholder di collaborare, armonizzare le regole e superare le barriere che hanno ostacolato il progresso fino ad oggi.

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