Il fallimento della Juventus in campionato ha sollevato numerose domande sulle strategie gestionali del club. Gli ultimi anni hanno mostrato una tendenza preoccupante: l’incapacità di mantenere un approccio coerente nei confronti degli allenatori scelti. La mancanza di fiducia e il cambio frequente dei tecnici non hanno permesso al club di sviluppare una vera filosofia di gioco moderna e vincente. Esempi recenti, come quelli di Sarri, Pirlo e Allegri, dimostrano come il sostegno insufficiente abbia impedito risultati duraturi.
Lo storico del calcio italiano è segnato da periodi in cui la Juventus ha vissuto fasi di magra, ma ciò che distingue il momento attuale è l'assenza di identità sportiva. Negli anni '80 e '90, anche durante lunghi intervalli senza successi, la squadra manteneva una chiara visione strategica sotto la guida di allenatori come Trapattoni e Lippi. Oggi, invece, la situazione appare più complessa, con l'esigenza di integrare uno stile di gioco ambizioso con risultati immediati. Questa combinazione difficile spinge i dirigenti a prendere decisioni affrettate, danneggiando il progresso a lungo termine della squadra.
Per riconquistare il primato nel calcio italiano, la Juventus deve riflettere profondamente sul proprio futuro. Il cambiamento deve partire dalla governance del club, adottando un approccio più maturo e strategico nella selezione e nel sostegno degli allenatori. Solo attraverso una leadership coraggiosa e decisa si può sperare in un ritorno ai fasti di un tempo. La coerenza e la pazienza sono fondamentali per costruire una base solida su cui far crescere nuove generazioni di talenti e realizzare obiettivi significativi.