Nel contesto attuale, caratterizzato da un clima geopolitico incerto e da profonde trasformazioni economiche, le aziende italiane si trovano a dover riconsiderare i propri approcci al mercato internazionale. Secondo esperti come Francesco Gagliardi di KPMG e Massimiliano Mastalia di UniCredit, l’attuale fase di recessione geopolitica e la frammentazione delle relazioni commerciali tra USA ed Europa richiedono una preparazione accurata e strategie innovative. La mancanza di leadership globale e l’aumento dei costi legati alla conformità regolamentare e fiscale pongono sfide significative alle imprese, specialmente quelle di piccole e medie dimensioni. Tuttavia, nonostante queste difficoltà, esistono opportunità per chi sa adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato.
Il mondo degli affari è segnato da un crescente distacco tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea, fenomeno che si è acuito con l'amministrazione Trump ma che ha radici più antiche. Secondo Gagliardi, questa situazione ha portato a una frammentazione sia politica che economica, complicando ulteriormente la gestione delle catene di fornitura e aumentando i costi operativi per le aziende. L'introduzione di tariffe doganali, ad esempio, ha creato un carico finanziario stimato intorno ai 5 miliardi di euro per settori chiave come farmaci, navi e automobili. In questo scenario, le aziende devono valutare attentamente le proprie strategie di mercato, considerando opzioni come la diversificazione geografica o investimenti diretti all'estero per aggirare tali ostacoli.
Gli esperti concordano sul fatto che la dimensione delle imprese influisce notevolmente sulla loro capacità di reazione. Il tessuto produttivo italiano, prevalentemente composto da aziende di piccola e media grandezza, mostra una certa flessibilità ma anche limitazioni nella presenza sui mercati dinamici. Dati forniti dalla Confindustria evidenziano una riduzione del 16% delle unità industriali dal 2011 al 2022, con un aumento relativo delle aziende esportatrici, che rappresentano ora più del 22% del totale. Questa dispersione dell'esportazione italiana, se da un lato offre vantaggi, dall'altro richiede uno sforzo maggiore per consolidare la presenza nei mercati globali.
Per supportare le aziende italiane, istituzioni come Simest stanno sviluppando soluzioni integrate. Regina Corradini D'Arienzo, amministratore delegato di Simest, spiega come la società abbia ampliato la sua rete di uffici in aree strategiche come Serbia, Vietnam, Marocco, Egitto e Brasile, con progetti futuri in India, Stati Uniti e Paesi del Golfo. Questa espansione mira a offrire servizi di consulenza avanzata e finanziamenti facilitati, in collaborazione con enti come Cdp, Ice e Sace. Un aspetto particolarmente importante è l'attenzione rivolta alle filiere industriali, dove molte aziende operano indirettamente grazie ai principali esportatori nazionali. Progetti come "Filiere d'Impatto" stanno già coinvolgendo migliaia di aziende, promuovendo sinergie e crescita collettiva.
Nonostante le sfide, le opportunità per le aziende italiane rimangono significative. La capacità di adattamento e innovazione, insieme a soluzioni strutturali offerte dalle istituzioni, possono trasformare queste incertezze in motori di crescita. Le imprese che riescono a navigare efficacemente in questo contesto complesso avranno la possibilità di consolidare la propria posizione sui mercati globali, dimostrando resilienza e visione strategica.