Cronaca
Avvocati di Navalnyj Condannati: Un Capitolo Oscuro della Repressione Russa
2025-01-17

Il 17 gennaio, tre professionisti legali che difendevano le cause dell'oppositore Aleksej Navalnyj sono stati condannati per presunto estremismo. Questo evento segna un ulteriore passo nella crescente repressione in Russia. I tre avvocati, arrestati nell'ottobre precedente, hanno ricevuto pene detentive severe. Le accuse riguardavano la partecipazione alle attività dell'organizzazione di Navalnyj, etichettata come estremista. Il processo, svolto a porte chiuse, ha suscitato preoccupazioni sulla libertà professionale e sui diritti umani. La vedova di Navalnyj, Julija, ha denunciato la natura politica delle condanne, chiedendo la loro immediata liberazione.

Il tribunale ha emesso sentenze pesanti contro Aleksej Liptser, Igor Sergunin e Vadim Kobzev, rispettivamente cinque anni, tre anni e mezzo e cinque anni e mezzo di reclusione. Le accuse specifiche riguardavano l'aver fornito informazioni a Navalnyj mentre era in carcere, facilitando così presunti atti di estremismo. Questi avvocati erano stati arrestati nel mese di ottobre del 2023, con imputazioni legate alla partecipazione all'organizzazione di Navalnyj. Durante il processo, tenutosi nella città di Petuški, Sergunin si è dichiarato colpevole, mentre i suoi colleghi hanno negato le accuse.

L'atmosfera intorno al processo è stata caratterizzata da controversie. Roman Karpinski, uno degli avvocati difensori, ha sollevato questioni relative alla violazione del segreto professionale, sostenendo che i colloqui con i clienti fossero stati registrati senza autorizzazione. Queste accuse hanno gettato ulteriori dubbi sulle procedure giudiziarie russe. Inoltre, due altri avvocati collegati a Navalnyj, Olga Mikhailova e Aleksandr Fedulov, hanno preferito cercare rifugio all'estero per evitare l'arresto, evidenziando l'intensificarsi della repressione nei confronti dei dissidenti.

La morte di Navalnyj, avvenuta l'anno precedente, ha aggiunto una nota tragica a questa vicenda. Egli è deceduto a 47 anni in una prigione artica russa, suscitando accuse verso il presidente Vladimir Putin da parte del suo team, dei familiari e di alcuni governi occidentali. Navalnyj era diventato un simbolo di opposizione dopo aver sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento nel 2020. Dopo essere stato curato in Germania, aveva fatto ritorno in Russia nel gennaio 2021, dove era stato immediatamente arrestato e condannato a lunghi periodi di reclusione.

Le condanne recenti mettono in luce la difficile situazione degli oppositori politici in Russia, dimostrando come la repressione continui ad intensificarsi. La comunità internazionale osserva con attenzione questi sviluppi, esprimendo preoccupazione per la sorte di coloro che osano sfidare il regime. La lotta per la libertà e i diritti umani rimane un tema centrale in questo contesto complesso e delicato.

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