Finanza
Beneficio Universale per Anziani: Un Passo Verso il Futuro o un Nuovo Ostacolo?
2025-04-08

In Italia, è stata introdotta una nuova iniziativa economica nota come la Prestazione Universale per sostenere gli anziani non autosufficienti. Questa misura sostituisce l'indennità di accompagnamento esistente e offre contributi mensili fino a 850 euro per assistenza domiciliare. Tuttavia, i beneficiari devono soddisfare requisiti specifici, inclusi almeno 80 anni di età, un Isee inferiore a 6mila euro e un livello di bisogno assistenziale definito "gravissimo". L'assegno integrativo deve essere utilizzato per pagare badanti o servizi sociali qualificati. Nonostante le buone intenzioni, critici sostengono che la definizione restrittiva di "bisogno gravissimo" rende difficile accedere al sostegno.

Un Soccorso Selettivo per Gli Anziani Italiani

Nel cuore del biennio 2025-2026, il governo italiano ha lanciato un'iniziativa destinata a rivoluzionare il sistema di welfare nazionale con la cosiddetta Prestazione Universale. Nella luminosa stagione autunnale dell'anno 2025, mentre foglie dorate danzano nel vento, questa misura è diventata operativa, mirando a migliorare la qualità della vita degli anziani non autosufficienti attraverso assistenza domiciliare finanziata dallo Stato. Il programma è amministrato dall'Inps e si applica a coloro che hanno già diritto all'indennità di accompagnamento.

Per ottenere il beneficio, gli interessati devono dimostrare un'esigenza assistenziale estremamente grave, valutata da commissioni mediche competenti. Inoltre, l'Isee non deve superare i 6mila euro. Una volta approvata la domanda, il sussidio mensile può raggiungere fino a 850 euro, destinati esclusivamente a coprire spese legate alla cura personale o servizi sociali. È importante notare che queste risorse devono essere impiegate correttamente e sono soggette a controlli regolari.

Dall'altra parte dello specchio, emerge una preoccupazione significativa riguardo ai criteri restrittivi imposti per accedere al beneficio. Molti anziani affetti da demenza o altre condizioni moderate non riescono a soddisfare il requisito di "bisogno gravissimo", lasciandoli senza alcuna forma di supporto. Le previsioni indicano che solo circa 25mila persone potrebbero beneficiare effettivamente di questa riforma, molto meno di quanto inizialmente annunciato.

Da un punto di vista giornalistico, questa misura solleva importanti interrogativi sul futuro del welfare in Italia. Benché l'intento sia quello di promuovere un approccio più centrato sulla casa per gli anziani, sembra che la selezione troppo rigorosa dei beneficiari possa compromettere l'efficacia complessiva della politica. Da lettori e cittadini, dobbiamo riflettere su come bilanciare le risorse limitate con il bisogno di fornire assistenza a una vasta gamma di anziani vulnerabili. Forse è giunto il momento di ripensare il concetto di "bisogno gravissimo" per includere più casi reali e umani, garantendo così un futuro più equo per tutti.

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