Dopo mesi di contenzioso legale, il Tribunale di Taranto ha annullato una precedente ordinanza che vietava l'uso del nome "Avetrana" nel titolo della serie originale di Disney+. Questa decisione consente alla produzione di ritornare al suo titolo iniziale: "Avetrana – Qui non è Hollywood". L'intera vicenda ha sollevato discussioni sulle implicazioni legali e creative legate all'utilizzo di nomi geografici nei contenuti audiovisivi. Il regista e Disney hanno espresso soddisfazione per questa riconsiderazione, sottolineando l'importanza della libertà artistica.
La controversia si è scatenata poco dopo l'anteprima della serie alla Festa del Cinema di Roma, quando il sindaco di Avetrana ha presentato un ricorso presso il Tribunale di Taranto. L'amministrazione comunale temeva che l'associazione tra il nome della città e i tragici eventi narrati potesse danneggiarne l'immagine pubblica. In risposta, il giudice aveva emesso un provvedimento che sospendeva la distribuzione della serie e imponeva un cambio di titolo.
Nel frattempo, la produzione era stata rinominata "Qui non è Hollywood" ed era stata lanciata con successo su piattaforme internazionali come Disney+ e Hulu. La serie, composta da quattro episodi, racconta il drammatico caso del delitto di Sarah Scazzi attraverso la prospettiva di diversi protagonisti. Basata sul libro "Sarah la ragazza di Avetrana", il testo esplora le dinamiche complesse di una comunità afflitta da un evento traumatico.
L'opera è diretta da Pippo Mezzapesa, che insieme ad altri sceneggiatori ha lavorato a stretto contatto con gli autori originali. Tra le interpretazioni memorabili, spiccano Federica Pala nel ruolo di Sarah e Giulia Perulli come Sabrina, cugina della vittima. Il cast comprende anche attori noti come Imma Villa e Anna Ferzetti, arricchendo ulteriormente il tessuto emotivo della narrazione.
Con questa nuova determinazione, il tribunale ha ribadito l'importanza della libertà creativa all'interno del settore cinematografico. La decisione è stata salutata come un passo avanti per l'industria audiovisiva italiana, garantendo maggiore flessibilità agli autori nel trattare temi sensibili. Tuttavia, il dibattito sui diritti delle comunità coinvolte rimane aperto, lasciando spazio a ulteriori riflessioni sul tema.