La teoria del soft power ha rivoluzionato la comprensione delle dinamiche geopolitiche. Joseph Nye, il politologo statunitense che ha coniato tale termine negli anni '80, è deceduto all'età di 88 anni, lasciando un vuoto significativo nel panorama accademico e politico mondiale. La sua opera si concentrava sull'influenza non coercitiva che uno stato può esercitare attraverso cultura, diplomazia e attrattività globale.
L'ascesa dell'hard power sta gradualmente soppiantando il ruolo centrale del soft power nella politica internazionale. Durante l'amministrazione Trump, gli Stati Uniti hanno privilegiato strategie basate sulla forza economica e militare, abbandonando molte iniziative legate al soft power come gli aiuti allo sviluppo e programmi culturali come Voice of America. Questo cambiamento rappresenta una deviazione significativa dalla tradizione di influenza culturale che Hollywood e altri simboli americani hanno diffuso in tutto il mondo per decenni.
Il concetto di soft power trascende le frontiere nazionali e influisce su paesi come Francia e Cina. Mentre Parigi continua a beneficiare della sua eredità culturale e turistica, Pechino ha tentato invano di emulare tale strategia nonostante grandi investimenti. Oggi, con l'emergere di nuove forme di influenza miste, note come sharp power, il mondo sembra inclinarsi verso approcci più duri. Tuttavia, l'eredità di Nye ci ricorda che la vera forza deriva dall'attrazione reciproca e dal rispetto tra culture diverse, offrendo una prospettiva positiva per costruire ponti piuttosto che muri tra le nazioni.