Cronaca
Israele e Gaza: un piano di occupazione che preoccupa la comunità internazionale
2025-05-07

Un'escalation significativa si sta profilando nel conflitto tra Israele e Gaza. Bezalel Smotrich, ministro delle finanze israeliano, ha lanciato una dichiarazione inquietante riguardo alla distruzione della Striscia di Gaza e al trasferimento della sua popolazione in altri paesi. Queste affermazioni, supportate dal primo ministro Benjamin Netanyahu, indicano l'intenzione di intraprendere una nuova occupazione del territorio palestinese. La guerra scoppiata diciannove mesi fa sembra ora avere uno scenario più definito, con il governo israeliano determinato ad agire sotto la protezione dell'amministrazione Trump. Le reazioni internazionali restano esitanti, mentre Israele attende il completamento della visita presidenziale americana per avviare la sua offensiva.

Negli ultimi mesi, le tensioni tra Israele e i territori palestinesi hanno raggiunto livelli allarmanti. Il leader politico Bezalel Smotrich non si è limitato a minacciare parole vuote, ma ha delineato chiaramente un progetto per la Striscia di Gaza. Secondo quanto dichiarato, il territorio sarebbe destinato a essere completamente raso al suolo, mentre gli abitanti verrebbero costretti ad emigrare verso sud, in modo apparentemente "volontario". Questo piano è stato sottolineato anche da Benjamin Netanyahu, il quale ha assicurato che le forze militari israeliane non intenderanno ripiegare dopo aver raggiunto i loro obiettivi.

Il contesto attuale è caratterizzato da una forte influenza degli Stati Uniti, rappresentata dall'amministrazione Trump, che sembra incoraggiare posizioni estremiste. Questo sostegno internazionale offre a Israele una sorta di copertura diplomatica, rendendo ancora più difficoltoso qualsiasi tentativo di frenare le azioni pianificate contro Gaza. Nel frattempo, la comunità internazionale appare incapace di intervenire efficacemente, accentuando ulteriormente la percezione di impotenza globale.

Nonostante queste dinamiche negative, alcuni paesi europei stanno cercando di fare la differenza. La Francia, in particolare, ha deciso di riavviare una politica estera attiva nei confronti del Medio Oriente. Emmanuel Macron ha invitato a Parigi Ahmed al Sharaa, presidente siriano impegnato nella difficile transizione del suo paese. Tale mossa rappresenta un segnale importante per sostenere una Siria fragile e instabile, minacciata da radicalismi interni ed ingerenze esterne. Inoltre, la Francia ha espresso pubblicamente il proprio disaccordo con le azioni israeliane in Siria e ha avanzato l'ipotesi di riconoscere lo stato palestinese nei prossimi mesi.

Sebbene queste mosse possano apparire come passi positivi, resta da vedere se saranno sufficienti a contrastare l'attuale corso degli eventi. L'iniziativa francese necessita di un sostegno europeo più ampio per ottenere risultati tangibili. Senza una strategia unitaria, risulta difficile immaginare come poter mitigare le crescenti tensioni nella regione e garantire una soluzione pacifica al conflitto israeliano-palestinese.

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