Nel 2024, mentre la Cina ha registrato un surplus commerciale di mille miliardi di dollari, l'industria automobilistica europea si trova in una situazione critica. Le aziende automobilistiche stanno subendo significative perdite di fatturato a causa dell'aumento della concorrenza cinese, specialmente nel settore delle auto elettriche e ibride. In Italia, ad esempio, la produzione della Stellantis è calata del 36,8%, raggiungendo livelli non visti dagli anni cinquanta. Allo stesso modo, Volkswagen ha evitato la chiusura di tre impianti tedeschi solo grazie a duri accordi sindacali. In Giappone, Honda, Nissan e Mitsubishi considerano una fusione per affrontare le sfide del mercato globale. Nonostante queste difficoltà, alcuni paesi come Spagna e Portogallo continuano a sviluppare la propria produzione di veicoli e componenti, beneficiando di incentivi e costi energetici inferiori.
La crescita dell'industria automobilistica cinese ha avuto un impatto significativo sui mercati globali. Le auto prodotte su larga scala in Cina hanno inondato i mercati internazionali, mettendo sotto pressione i costruttori tradizionali. Nel caso specifico dell'Italia, la Stellantis ha visto una diminuzione drastica della sua produzione, passando da 750mila unità nel 2023 a sole 475mila nel 2024. Questa contrazione riflette una tendenza generale che colpisce anche altri paesi europei e asiatici. La Germania, con Volkswagen, ha evitato la chiusura di diversi stabilimenti solo grazie a compromessi con i sindacati, che comportano sacrifici per i lavoratori. In Giappone, le principali case automobilistiche stanno valutando fusioni strategiche per mantenere la competitività.
In contrasto con questa situazione, la Spagna e il Portogallo mostrano segni di resilienza nell'industria automobilistica. Grazie a politiche favorevoli e a costi operativi più bassi, questi due paesi sono riusciti a mantenere e persino aumentare la loro produzione. La Spagna, secondo produttore europeo, ha visto un incremento della produzione di veicoli, mentre il Portogallo ha raggiunto nuovi livelli di efficienza nella fabbrica di Mangualde, che ha prodotto 86mila veicoli nel 2024, un aumento del 2% rispetto all'anno precedente. L'industria dei componenti portoghese, composta da oltre 350 aziende, registra un giro d'affari annuo di 14,3 miliardi di euro e dà lavoro a 64mila persone.
Il successo dell'industria automobilistica portoghese non può essere attribuito solo ai costi inferiori. Una programmazione politica mirata ha attratto investimenti significativi, come dimostra il caso della Volkswagen a Palmela. Gli incentivi offerti dal governo portoghese, sfruttando fondi europei, hanno permesso la creazione di infrastrutture moderne e l'aggiornamento della forza lavoro. Tuttavia, anche questi paesi non sono immuni alla crisi. La dipendenza dai mercati europei e la crescente concorrenza cinese pongono sfide significative. Inoltre, la transizione verso veicoli elettrici richiede investimenti ingenti e nuove competenze tecniche.
Le previsioni per il futuro dell'industria automobilistica europea rimangono incerte. La Commissione europea ha stabilito che entro il 2035 non sarà possibile vendere veicoli a motore a combustione, ma già nel 2025 i costruttori dovranno affrontare nuovi limiti di emissioni. Questi cambiamenti potrebbero obbligare le aziende a ridurre la produzione per evitare sanzioni. La tecnologia e l'automazione sembrano essere la chiave per migliorare la produttività e l'innovazione, ma l'Europa deve ancora superare un ritardo significativo in questo campo. La soluzione potrebbe passare attraverso una politica industriale coordinata a livello europeo, per far fronte alla crescente concorrenza cinese.