Cronaca
L'Universo Yōkai di Shigeru Mizuki: Tra Mostri, Umanità e Anticonformismo
2025-07-09

L'artista giapponese Shigeru Mizuki, scomparso nel 2015, ha lasciato un'eredità indelebile nel panorama del fumetto mondiale, elevando il folklore giapponese a forma d'arte riconosciuta. Le sue creazioni, popolate da esseri soprannaturali noti come yōkai, trascendono la mera rappresentazione fantastica per offrire una riflessione profonda sull'esistenza, la guerra e la società. La sua singolare prospettiva, maturata anche dalla sua esperienza personale e dalla perdita di un arto durante il conflitto, lo ha portato a sfidare le norme, ribaltando i concetti di normalità e anomalia. Le sue opere, permeate da un profondo spirito pacifista e da una critica sottile alle ipocrisie sociali, rivelano un'estetica che, pur sembrando semplice, cela una complessità visiva e narrativa. L'attualità del suo messaggio è celebrata da mostre e pubblicazioni che continuano a esplorare l'universo unico e toccante del maestro.

Nato a Osaka nel 1922, Shigeru Mizuki ha vissuto un'esistenza segnata da eventi che hanno plasmato la sua visione artistica. La sua infanzia, sebbene in una famiglia culturalmente ricca ma economicamente modesta, fu il terreno fertile per lo sviluppo di una sensibilità unica. La sua partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale nelle isole del Pacifico e la conseguente perdita del braccio sinistro non solo lo costrinsero a riadattare la sua pratica artistica, ma rafforzarono anche la sua convinzione nell'importanza di sfidare le convenzioni. Questo evento traumatico lo spinse a un rifiuto categorico del nazionalismo e dell'imperialismo, abbracciando una filosofia che vedeva nella diversità e nell'apparente mostruosità una forma di autentica bellezza, in netto contrasto con gli ideali canonici di armonia.

A differenza di altri autori che hanno esplorato l'horror in chiave demistificante, Mizuki ha utilizzato il macabro e il grottesco come veicoli per un umanesimo sincero. Per lui, gli yōkai non sono solo spiriti o mostri, ma incarnazioni della complessa natura umana, che racchiude in sé sia il bene che il male, la saggezza e la follia. Questa visione lo ha portato a essere un membro stimato della Società di antropologia culturale giapponese, testimonianza del suo profondo studio e rispetto per le tradizioni popolari.

Il suo lavoro più celebre, "Kitaro dei cimiteri", ne è un esempio lampante: il protagonista, un bambino yōkai, si muove in un mondo umano spesso crudele e avido, ma anche capace di bontà inaspettate. Attraverso Kitaro, Mizuki ha espresso un'ironia caustica, ma sempre intrisa di affetto, verso le fragilità umane. Anche figure apparentemente ripugnanti, come i genitori di Kitaro, si rivelano portatrici di un'inaspettata benevolenza, suggerendo che l'apparenza può ingannare e che la vera mostruosità risiede spesso nelle azioni e nei pensieri umani.

Le sue opere, come "Il mondo delle fessure profonde" e l'acclamato "Nonnonbâ", un romanzo di formazione autobiografico, offrono ulteriori prospettive sul suo universo. "Nonnonbâ", in particolare, esplora la spiritualità giapponese attraverso il racconto della vita rurale e l'incontro con una figura anziana al contempo insopportabile e commovente. Anche lavori come "Verso una nobile morte", che narra le sue esperienze di prigionia in Papua Nuova Guinea, e la trilogia "Showa. Una storia del Giappone", dimostrano la sua capacità di intrecciare la narrazione intima con eventi storici di vasta portata.

L'estetica di Mizuki, che a prima vista potrebbe apparire legata a un design industriale, è in realtà un veicolo per l'espressione di maschere grottesche, profondamente radicate nel teatro tradizionale, che servono a comunicare la sua acuta osservazione della realtà. Come sottolinea Vincenzo Filosa, curatore della mostra “Mondo Mizuki, mondo yōkai” e autore di fumetti di spicco, il lavoro di Mizuki è il risultato di un profondo desiderio di pace e armonia. Le sue storie fondono l'esperienza personale con il contesto storico e sociale, unendo il mondo terreno a quello spirituale e presentando mostri con un'umanità vibrante, mentre gli esseri umani vengono ritratti nelle loro piccole, quotidiane mostruosità, ma sempre con un tocco di tenerezza e comprensione.

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