Negli ultimi mesi, l'amministrazione Trump ha cercato invano di mitigare gli effetti negativi della sua politica tariffaria. L'economia statunitense mostra segnali preoccupanti, con una diminuzione del PIL e un calo nella fiducia dei consumatori. Mentre le aziende americane si preparano a fronteggiare carenze di prodotti e aumenti dei prezzi, il presidente sembra incline a moderare la sua posizione sui dazi, anche se potrebbe essere troppo tardi per evitare ripercussioni durature.
Inoltre, le decisioni protezioniste stanno accelerando il declino dell'influenza globale degli Stati Uniti, mentre la Cina approfitta di questa situazione per rafforzare il proprio ruolo come difensore del libero scambio. Parallelamente, i tagli alle sovvenzioni per la ricerca scientifica minacciano il vantaggio competitivo tecnologico del paese.
La gestione erratica delle tariffe doganali sta avendo un impatto devastante sull'economia interna. Le aspettative sugli sviluppi economici nei prossimi sei mesi sono al livello più basso degli ultimi dieci anni, mentre il PIL ha registrato una contrazione nel primo trimestre dell'anno. Questa situazione sta generando allarme tra i consumatori e le imprese.
Il quadro si fa sempre più complesso man mano che le conseguenze della guerra commerciale emergono. Le spedizioni di merci dalla Cina sono crollate drasticamente, e presto molte aziende dovranno affrontare la sfida di rifornire le proprie scorte. Giganti del retail come Walmart e Target hanno espresso preoccupazione per possibili scaffali vuoti e incrementi dei prezzi. Inoltre, settori cruciali come quello automobilistico e logistico rischiano licenziamenti significativi. Il sistema di trasporto merci, ridimensionatosi in risposta alla domanda più debole, potrebbe non essere in grado di gestire un eventuale aumento repentino di ordini, causando ritardi e ulteriori costi.
Al di là degli effetti economici domestici, le azioni protezioniste di Trump stanno modificando l'equilibrio geopolitico mondiale. Paesi tradizionalmente allineati con gli Stati Uniti stanno valutando nuove alleanze commerciali, mentre la Cina si posiziona come campione del libero scambio. Questo cambiamento strategico permette a Pechino di amplificare la propria influenza in regioni chiave come l'Africa e il Sudest asiatico.
In parallelo, i drastici tagli alle sovvenzioni per la ricerca scientifica mettono a repentaglio il primato tecnologico americano. L'amministrazione Trump ha ridotto miliardi di dollari destinati ad università e ricercatori, compromettendo importanti studi in vari campi, inclusi quelli ambientali e tecnologici. Ciò potrebbe innescare una fuga di cervelli, con ricercatori che cercano opportunità altrove. Nel frattempo, il governo cinese, libero da vincoli elettorali, può agire con maggiore determinazione, sfruttando la sua popolazione numerosa e la resilienza della classe media locale per consolidare il proprio ruolo di superpotenza globale.