L’ex allenatore della Juventus, Thiago Motta, offre una prospettiva approfondita sul suo breve ma significativo periodo al comando della squadra. Nel corso di un'intervista rilasciata poco dopo il suo esonero, egli si sofferma su temi come le aspettative non soddisfatte, la dinamica interna dello spogliatoio e i contributi dei singoli giocatori. Secondo Motta, la sua esperienza non può essere definita un fallimento dato che l'obiettivo primario, ovvero raggiungere la quarta posizione in classifica, era vicino a essere realizzato. Inoltre, nega con forza le accuse di conflitti con i giocatori.
Nella seconda parte dell'intervista, Motta analizza alcune situazioni chiave legate all'organico della squadra, tra cui l'infortunio di Bremer e l'impatto del trasferimento di Danilo. Egli mette in evidenza la necessità di gestire aspettative elevate per alcuni calciatori, come Koopmeiners, e sottolinea il ruolo fondamentale di Vlahovic nel contesto tattico.
Motta sostiene che il suo periodo alla guida della Juventus non debba essere considerato un insuccesso. Nonostante la delusione derivante dalle prestazioni in Coppa Italia e Champions League, la squadra stava progredendo verso l'obiettivo prefissato di conquistare la quarta posizione in campionato. L'allenatore chiarisce che il progetto triennale prevedeva una rivoluzione completa della rosa, rendendo inevitabili alcuni contrattempi.
In questa fase iniziale, Motta aveva già individuato aree di miglioramento e ammette che alcune decisioni presunte potrebbero essere state migliorate, specialmente durante le ultime partite. Tuttavia, ritiene che lo sforzo complessivo sia stato sottovalutato. Le sue scelte tattiche erano mirate a costruire una squadra nuova ed efficace, nonostante le limitazioni imposte dagli infortuni e dalla mancanza di continuità. Il tecnico ribadisce che ogni errore rappresenta un'opportunità di crescita e che la critica costruttiva è sempre ben accetta.
Contrariamente alle voci diffuse, Motta afferma di aver mantenuto rapporti professionali e rispettosi con tutti i membri dello spogliatoio. Egli nega fermamente le accuse di frizioni interne, sostenendo che ogni atleta ha ricevuto opportunità equamente distribuite. La sua filosofia di allenamento si basava sulla comunicazione aperta e sulla fiducia reciproca, elementi essenziali per uno spogliatoio armonioso.
Riguardo ai casi specifici di Danilo e Bremer, Motta espone la sua visione strategica. L'allontanamento di Danilo è stato parte di un piano più ampio di rinnovamento generazionale, mentre l'infortunio di Bremer ha rappresentato un colpo durissimo per la difesa della squadra. Infine, parla di Koopmeiners e Vlahovic, due talenti che richiedevano un approccio personalizzato per massimizzare il loro potenziale. Motta conclude sottolineando l'importanza di separare la critica tecnica dagli attacchi personali, invitando tutti a giudicare il suo lavoro in modo obiettivo.