Il dibattito tra un regista famoso e una figura politica di rilievo ha riportato alla ribalta un breve cammeo cinematografico. Nel corso degli anni, Chris Columbus e Donald Trump hanno sviluppato versioni contrastanti su come quest'ultima sia finita nel sequel di un film natalizio amato da milioni di persone. Secondo il regista, l'inclusione di Trump era stata richiesta direttamente dall'allora imprenditore, mentre quest'ultimo nega fermamente tali affermazioni. L'attenzione si è concentrata sul Plaza Hotel, luogo centrale della scena in cui avviene l'apparizione.
La controversia si è ulteriormente infuocata con la pubblicazione di dichiarazioni da parte di Trump su un social network personale. Egli sostiene che accettò riluttante di comparire nel film, motivato solo dalla insistenza del team produttivo. Tuttavia, Columbus offre una prospettiva diversa, sostenendo che il cammeo fu inserito per soddisfare una condizione posta dal magnate per l'uso del suo hotel. Anche se ammette che la scena abbia divertito il pubblico all'epoca, il regista confessa oggi di considerare quell'inclusione quasi come una "maledizione". Questo cambiamento d'opinione riflette forse un mutamento nei rapporti tra intrattenimento e politica negli Stati Uniti.
L'arte dell'intrattenimento spesso riflette i tempi storici in cui viene creata, ma anche le tensioni che emergono successivamente possono influenzarne la percezione. Il caso di questo cammeo dimostra come ciò che inizialmente sembrava un'opportunità vantaggiosa possa trasformarsi in un simbolo di disagio creativo. Chris Columbus, pur essendo orgoglioso del successo del film, desidera ora cancellare quell'elemento specifico, citando ragioni personali e artistiche. Tale situazione invita a riflettere sulla responsabilità morale dei creatori di contenuti e sulla necessità di mantenere intatte le proprie visioni artistiche, indipendentemente dalle pressioni esterne.