In questo film, la natura agisce come uno specchio delle relazioni umane. Attraverso una storia ambientata in un paesino della Borgogna, il regista esplora i legami familiari e le tensioni che si accumulano col tempo. Un autunno particolare porta alla luce vecchi rancori e nuove scoperte, mentre personaggi dai caratteri distinti si scontrano con il proprio passato. La vicenda inizia con una nonna che, durante una passeggiata nei boschi, raccoglie funghi per sua figlia e nipote, senza immaginare quanto quei semplici gesti quotidiani possano nascondere significati più profondi.
La narrazione prende una piega drammatica quando un incidente apparentemente casuale mette in discussione i rapporti tra le generazioni. Dopo aver consumato i funghi raccolti dalla madre, la figlia Valerie si ammala, portando alla superficie un conflitto represso da tempo. Questo episodio diventa simbolo di un avvelenamento emotivo più vasto, che ha radici nella complessa dinamica madre-figlia. Nel frattempo, Vincent, figlio di Marie-Claude, mostra un atteggiamento diverso verso la propria genitrice, dimostrando che ogni relazione familiare è unica e influenzata da fattori specifici. Il contrasto tra queste due prospettive arricchisce il tessuto narrativo del film, offrendo al pubblico una riflessione sull'importanza del perdono e dell'accettazione.
L'opera di François Ozon ci invita a guardare con occhi nuovi alle nostre origini e ai legami che ci definiscono. Benché le storie familiari siano spesso segnate da errori e malintesi, è attraverso la comprensione reciproca che possiamo trovare pace e crescita. Questo film ci ricorda che ogni generazione trasmette qualcosa alle successive, e che è nostra responsabilità scegliere cosa accettare e cosa lasciare indietro. Con eleganza e ironia, Ozon riesce a trattare temi pesanti senza mai perdere di vista la bellezza e la delicatezza delle relazioni umane, invitandoci a riflettere sul nostro ruolo all'interno della catena familiare.