La moderna interconnessione tra vita personale e professionale sta mettendo a dura prova i lavoratori italiani. Gli strumenti digitali hanno reso possibile una maggiore flessibilità, ma allo stesso tempo hanno confuso i confini tra le due sfere. Una recente indagine condotta da Jointly e Modus ha rivelato che oltre il 20% degli impiegati si confrontano con la difficoltà di gestire contemporaneamente famiglia e carriera. Inoltre, problematiche legate ai rapporti con i colleghi e all'evoluzione professionale sono state segnalate come ostacoli significativi.
Le differenze generazionali emergono chiaramente. Mentre i più giovani lottano per capire le dinamiche aziendali, coloro che appartengono alla fascia età compresa tra i 30 e i 50 anni si trovano a dover bilanciare i pesanti oneri familiari con le esigenze del lavoro. Infine, gli over 50 spesso si sentono trascurati e privi di riconoscimento. La ricerca evidenzia inoltre un basso livello di impegno nei dipendenti e un alto tasso di turnover, sottolineando la necessità di passare dalla cura dei sintomi al trattamento preventivo del disagio.
I cambiamenti nel modo di lavorare stanno rivoluzionando le abitudini quotidiane dei lavoratori italiani. Sebbene la tecnologia offra nuove opportunità per integrare lavoro e vita privata, essa crea anche nuove sfide. Un numero crescente di dipendenti si ritrova a dover affrontare conflitti tra impegni professionali e responsabilità familiari, con conseguenze negative sul benessere psicologico e fisico.
L'indagine sottolinea come la gestione del "work-life balance" sia diventata sempre più difficile. Più del 20% degli intervistati dichiara di avere problemi nel conciliare mansioni domestiche e professionali. Questo fenomeno è particolarmente evidente nei casi in cui i lavoratori devono occuparsi simultaneamente di figli, genitori anziani o relazioni di coppia. Altri fattori di stress includono i conflitti con i colleghi e le difficoltà relative al progresso nella carriera. Il risultato è una percezione diffusa di insoddisfazione e frustrazione, che può influenzare negativamente il rendimento sul lavoro.
Oltre alle sfide comuni, ogni generazione di lavoratori affronta specifici problemi legati alla propria età e posizione. I più giovani, appartenenti alla Gen Z e ai Millennials under 30, mostrano difficoltà nel comprendere le complesse dinamiche organizzative delle aziende. Questo gap di conoscenza può portare ad una scarsa motivazione e ad un desiderio di lasciare l'azienda. D'altra parte, i lavoratori tra i 30 e i 50 anni si trovano a lottare con il peso delle cure familiari, soffrendo spesso di sensi di colpa e frustrazione.
Gli over 50 invece vivono una sorta di crisi identitaria, sentendosi spesso trascurati e non riconosciuti. Queste differenze generazionali evidenziano la necessità di approcci personalizzati per soddisfare le varie esigenze dei lavoratori. Secondo Francesca Rizzi, ceo e co-founder di Jointly, è essenziale passare da una cura dei sintomi a una prevenzione attiva del disagio. Ciò significa implementare strategie di empowerment e incoraggiare un ambiente manageriale basato sull'ascolto e sulla collaborazione. Solo attraverso queste innovazioni sarà possibile migliorare il benessere generale e ridurre il tasso di turnover.