Nel corso del 2024, le esportazioni italiane dei prodotti derivati dal pomodoro hanno mostrato un notevole aumento sia in termini di volume che di valore. Con incrementi rispettivamente del 6,5% e del 3,8% rispetto all'anno precedente, il settore ha raggiunto una cifra complessiva di 3 miliardi di euro. L'Europa continua ad essere il principale mercato di destinazione, con la Germania, il Regno Unito e la Francia al primo posto. Gli Stati Uniti rappresentano il maggiore mercato extra-europeo, mentre il Giappone si conferma come un solido acquirente. Malgrado il successo, preoccupazioni emergono riguardo alla possibile introduzione di nuovi dazi negli Stati Uniti.
In un contesto internazionale sempre più competitivo, l'Italia ha dimostrato di mantenere un ruolo di eccellenza nel commercio mondiale dei prodotti a base di pomodoro. Nel periodo considerato, oltre 2,2 miliardi di tonnellate di conserve sono state esportate, con i pelati, la polpa e i pomodorini che rappresentano più del 64% del totale. In contrasto, la passata di pomodoro, pur essendo ampiamente consumata all'interno del paese, costituisce solo il 21% delle esportazioni. Tra i mercati internazionali, l'Europa continua a dominare, coprendo oltre il 60% delle vendite estere. Le nazioni europee, tra cui Germania, Regno Unito e Francia, mantengono posizioni di rilievo, seguite dagli Stati Uniti, che rappresentano il 15% del mercato extra-europeo.
Inoltre, il Giappone emerge come un partner importante, posizionandosi al sesto posto a livello globale e al secondo tra i mercati non europei. Questo scenario è stato analizzato dall’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali (Anicav), che evidenzia come la qualità delle materie prime italiane e la loro trasformazione industriale rappresentino un vantaggio competitivo difficile da replicare. Tuttavia, lo spettro di nuovi dazi statunitensi, che potrebbero portare il prelievo doganale fino al 32,5%, solleva preoccupazioni sul futuro dell'industria italiana.
Da un punto di vista giornalistico, questa situazione evidenzia quanto la competitività del "Made in Italy" dipenda dalla qualità intrinseca dei prodotti e dalla capacità di innovare. È fondamentale per il governo italiano e l'Unione Europea trovare soluzioni diplomatiche che proteggano questo patrimonio economico e culturale, garantendo così la continuità delle esportazioni e la crescita economica del settore agroalimentare. La sfida consiste nell'affrontare le minacce commerciali senza compromettere l'eccellenza produttiva del paese.