La narrazione di Tempo di ritorno si presenta come un'unione unica tra letteratura operaia e narrativa ambientale. Attraverso le prime pagine, l'autore trasmette una riflessione profonda sull'inizio della crisi climatica vista attraverso gli occhi di una famiglia napoletana. Le storie personali emergono con forza, mentre il contesto industriale di Bagnoli diventa uno specchio per comprendere l'impatto delle scelte umane sull'ambiente. L'autore riesce a coinvolgere il lettore non solo come osservatore passivo, ma come partecipe attivo di un cambiamento inevitabile.
Il racconto si evolve gradualmente, assumendo le sembianze di un memoir che esplora generazioni intere legate al destino di una comunità. Ferdinando, il nonno, rappresenta la generazione sacrificata dalle dure condizioni industriali, mentre Luigi, il padre, vive in un mondo in transizione, navigando tra tradizioni e nuove opportunità offerte dal progresso economico. La terza generazione, invece, guarda al futuro con occhi aperti, cercando di trovare un equilibrio tra modernità e responsabilità ambientale. Questa narrazione dinamica ci ricorda quanto le nostre vite siano intrecciate con i cambiamenti del pianeta.
L'autore, giornalista specializzato in tematiche ambientali, ci invita a riflettere sul modo in cui il capitalismo e la crisi climatica hanno plasmato le nostre esistenze. Attraverso storie reali e immagini potenti, emerge la necessità di riconoscere il nostro ruolo nel cambiamento globale. Non possiamo più considerarci vittime passive; dobbiamo impegnarci attivamente per costruire un futuro più sostenibile. Questa storia è un monito importante per chiunque desideri capire il legame tra passato, presente e futuro del nostro pianeta.