Nel corso di una settimana turbolenta, i ribelli huthi dello Yemen hanno rivendicato due aggressioni contro una portaerei americana nel Mar Rosso. Questi attacchi sono stati annunciati come risposta alle operazioni militari condotte dagli Stati Uniti sul territorio yemenita il 15 marzo, che hanno causato la morte di decine di persone, inclusi bambini. Il leader degli huthi ha invocato manifestazioni di massa per protestare contro queste azioni. Gli Stati Uniti, tuttavia, non hanno confermato né smentito gli attacchi dichiarati dagli huthi e continuano a operare nella regione.
In un contesto già delicato, il 16 e il 17 marzo hanno visto una serie di azioni belliche nello spazio marittimo del Mar Rosso. I ribelli huthi, che controllano ampie aree dello Yemen, compresa la capitale Sanaa, hanno dichiarato l'uso di missili e droni contro una flotta navale statunitense guidata dalla portaerei Uss Harry Truman. Secondo fonti locali, le incursioni americane precedenti hanno provocato gravi perdite umane, alimentando ulteriormente la tensione.
Il leader degli huthi, Abdel Malek al Huthi, ha chiamato alla solidarietà nazionale con una manifestazione di massa prevista per il 17 marzo. Le città di Saada e Radaa sono state colpite dai raid americani, amplificando la rabbia locale. Nonostante ciò, Washington ha minimizzato l'effetto degli attacchi huthi, affermando che si trova in una fase operativa contro "terroristi" legati all'Iran.
Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione, invitando tutte le parti coinvolte a mantenere la calma e a evitare qualsiasi azione possa aggravare la situazione. L'Iran, da parte sua, ha criticato duramente le azioni americane, definendole "barbare". Insieme al movimento palestinese Hamas e al gruppo libanese Hezbollah, gli huthi rappresentano quello che Teheran chiama "l'asse della resistenza" contro Israele.
Dall'altra parte dell'oceano, il presidente Trump ha lanciato minacce dirette contro l'Iran, accusandolo di sostenere i ribelli yemeniti. Mike Waltz, consigliere per la sicurezza nazionale, ha confermato la morte di vari leader huthi durante le recenti incursioni.
Da un punto di vista giornalistico, questa situazione evidenzia il crescente rischio di una destabilizzazione regionale. Ogni mossa delle parti coinvolte sembra portare ad un aumento della violenza, mettendo in pericolo la vita civile e compromettendo il commercio internazionale. È fondamentale che le potenze mondiali e le organizzazioni internazionali lavorino insieme per mediare e cercare soluzioni pacifiche prima che il conflitto si intensifichi ulteriormente.