Il 13 maggio, il governo militare del Mali ha emesso un decreto che proibisce ogni forma di attività politica da parte dei partiti e delle associazioni. Questa decisione è stata annunciata ufficialmente in televisione dal ministro Mamani Nassiré, responsabile delle riforme. Tale provvedimento fa parte di una serie di misure restrittive messe in atto dal regime guidato da Assimi Goita, al potere dopo due colpi di Stato nel 2020 e nel 2021. La sospensione dell'emittente televisiva francese TV5 Monde, accusata di parzialità, e la recente manifestazione a Bamako contro la giunta, hanno ulteriormente alimentato le tensioni politiche nel paese.
Nel contesto di una transizione politica già controversa, l'abolizione dei partiti politici rappresenta un passo significativo verso il controllo completo della vita pubblica maliana. Secondo il decreto, queste organizzazioni sono state vietate su tutto il territorio nazionale per promuovere una "vita politica più serena". Tuttavia, questa scelta è stata criticata come un attacco alle libertà democratiche. Al momento dello scioglimento, circa trecento partiti erano registrati nel paese.
Le radici di questa decisione risalgono ad una consultazione nazionale organizzata dalla giunta a fine aprile, durante la quale si era raccomandato l'abolizione dei partiti stessi. Proposte altrettanto discutibili includevano la nomina diretta di Goita come presidente per un mandato rinnovabile di cinque anni, senza alcuna elezione popolare. L'opposizione ha reagito formando una coalizione che richiede la conclusione della transizione politico-militare entro il 31 dicembre 2025, con l'obiettivo di restaurare l'ordine costituzionale.
L'instabilità politica nel Mali si intreccia con una situazione di sicurezza sempre più complessa. Dal 2012, il paese affronta violenze perpetrate da gruppi jihadisti affiliati ad Al Qaeda e allo Stato Islamico. Questo scenario conflittuale rende ancora più delicata la gestione delle relazioni tra autorità militari e civili.
La decisione della giunta militare di vietare le attività politiche riflette un tentativo di consolidare il proprio potere in un contesto segnato da forti divisioni interne. Tuttavia, questa mossa suscita preoccupazioni internazionali e alimenta opposizioni locali, mettendo in discussione la credibilità della transizione democratica promessa. Il futuro del Mali rimane incerto, mentre cresce la tensione tra forze militari e movimenti civili che chiedono un ritorno all'ordine costituzionale.