Cronaca
La Lotta Contro l'Apartheid di Genere in Afghanistan
2025-04-30

Nel 2025, l'Afghanistan vive una realtà difficile dove le donne sono soggette a gravi restrizioni. Metra Mehran, un'attivista afgana rifugiata negli Stati Uniti dal 2021, si impegna per far riconoscere il concetto di "apartheid di genere" nella legislatura internazionale. Questa battaglia nasce dopo aver vissuto esperienze personali sotto il regime dei talebani e aver visto la comunità internazionale ignorare le avvisaglie di una nuova repressione femminile.

Dopo la ritirata delle forze statunitensi dall'Afghanistan nel 2021, i talebani hanno ripreso il controllo del paese, instaurando severe leggi che discriminano le donne. Metra Mehran, cresciuta in una famiglia che valorizzava l'istruzione, ha potuto studiare e lavorare fino al ritorno dei talebani. Da allora, la sua vita è cambiata radicalmente: costretta a lasciare il paese, ha iniziato una campagna globale per denunciare la situazione delle donne afgane.

L'infanzia di Metra è stata segnata da importanti trasformazioni politiche. Nel 2001, quando aveva nove anni, il regime dei talebani crollò a causa dell'intervento militare americano, che aveva come obiettivo principale la cattura di Osama bin Laden. Durante questo periodo, gli Stati Uniti promisero di sostenere i diritti delle donne, ma secondo Metra, non furono inclusi nei processi decisionali fondamentali. Cresciuta con uno spirito attivista, ha assistito a molteplici cambiamenti sociali e politici che hanno plasmato l'Afghanistan moderno.

Gli anni successivi alla caduta del regime sovietico nel 1989 furono contrassegnati da instabilità e guerra civile. Le donne, pur beneficiando di alcuni progressi durante l'occupazione sovietica, continuarono a essere vittime di violenza domestica e oppressione. Con l'ascesa dei talebani tra il 1996 e il 2001, le condizioni peggiorarono ulteriormente, portando alcune a definire la situazione come "apartheid di genere". Tuttavia, questa definizione non fu mai integrata nel diritto internazionale.

Oggi, i talebani controllano il paese attraverso decreti rigidi, molti dei quali mirano specificamente ai diritti delle donne. Metra collabora con organizzazioni come Amnesty International per monitorare tali abusi. La segregazione delle donne è talmente radicata che persino le loro case devono essere costruite senza finestre verso spazi pubblici. Inoltre, se una donna esce senza accompagnatore maschile o vestita in modo non conforme alle regole imposte, rischia arresto, tortura o addirittura la morte.

Le conseguenze di questa discriminazione si estendono anche all'interno delle famiglie. Se una donna viola le norme, i suoi parenti maschi possono essere incarcerati per uno a tre giorni. Questo sistema di punizioni crea una pressione sociale che costringe le donne a conformarsi alle regole imposte dai talebani.

In risposta a questa situazione, Metra e altre attiviste chiedono l'inclusione dell'apartheid di genere nel diritto internazionale. Questo riconoscimento legalizzerebbe la lotta contro le ingiustizie subite dalle donne in Afghanistan e altrove. Sottolineano che la repressione non è solo ideologica, ma strumentale per mantenere il potere dei talebani.

Il futuro delle donne afgane rimane incerto, soprattutto considerando le recenti politiche migratorie statunitensi che limitano l'accoglienza dei rifugiati. Metra teme che la repressione dei diritti femminili possa diffondersi in altre parti del mondo, incoraggiando movimenti fondamentalisti globali.

Nonostante queste sfide, Metra continua a sperare che la sua voce, insieme a quelle di altre attiviste, possa portare a un cambiamento significativo. La sua determinazione rappresenta un simbolo di resistenza contro un sistema che cerca di cancellare le libertà fondamentali delle donne.

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