Nel panorama finanziario statunitense, l'evoluzione del ruolo del consulente finanziario ha segnato una svolta significativa. Da semplice intermediario di prodotti finanziari, il professionista si è trasformato in un gestore patrimoniale completo, capace di offrire servizi personalizzati e relazioni clienti basate sulle esigenze specifiche. Questa tendenza, evidenziata da Vanguard, getta luce su nuovi modelli che potrebbero influenzare anche il mercato italiano.
Negli ultimi anni, i gestori patrimoniali americani hanno acquisito un ruolo centrale nel settore finanziario. Questi professionisti, pur rappresentando solo il 10% del totale dei consulenti, gestiscono oltre il 18% degli asset del mercato USA, con un valore complessivo di oltre 7 trilioni di dollari. Operano principalmente all'interno di grandi reti finanziarie, detti "wirehouse", dove gestiscono portafogli medi di circa 270 milioni di dollari.
I gestori patrimoniali negli Stati Uniti sono caratterizzati da un'esperienza media di quasi due decenni nel campo finanziario. La maggior parte di loro è maschile, con età compresa tra i 35 e i 64 anni. Uno dei punti di forza di questi professionisti è la capacità di offrire servizi aggiuntivi come consulenza legale e fiscale, elementi fondamentali per instaurare rapporti di fiducia a lungo termine con i clienti. In media, ogni consulente gestisce 101 clienti, di cui quasi un terzo sono donne, e la fascia d'età prevalente degli investitori oscilla tra i 50 e i 69 anni.
Un aspetto cruciale dell'evoluzione del settore è la crescente adozione del modello di remunerazione a parcella, oggi utilizzato dal 72% dei gestori patrimoniali. Questo sistema offre maggiore trasparenza sui costi e un allineamento più stretto con gli interessi del cliente. Nel 2013, solo il 38% dei clienti riteneva chiari i costi della consulenza finanziaria, ma questa percentuale è scesa al 79% nel 2023. Parallelamente, la quota di consulenti che adottano questo modello è passata dal 31% al 72%, con previsioni di ulteriore crescita entro il 2026.
In termini di strumenti finanziari, i gestori patrimoniali americani stanno sempre più orientandosi verso ETF e fondi indicizzati, che oggi rappresentano il 38% del loro asset mix, pari agli investimenti attivi. Circa il 90% dei consulenti utilizza ETF e fondi passivi, con il 70% di loro che li impiega nella parte core del portafoglio.
Dal punto di vista di un osservatore, queste dinamiche suggeriscono importanti lezioni per il mercato italiano. Mentre l'Italia continua a privilegiare soluzioni attive, con i fondi attivi che rappresentano il 26,7% degli asset gestiti, l'adozione di ETF rimane limitata. Tuttavia, con un ricambio generazionale stimato in 3,8 trilioni di euro nei prossimi trent'anni, c'è un'opportunità per i consulenti italiani di ampliare il loro approccio, offrendo servizi più personalizzati e integrando strumenti finanziari più efficienti e trasparenti.
Questa evoluzione potrebbe non solo migliorare la qualità dei servizi offerti ai clienti italiani, ma anche promuovere una maggiore fiducia nel settore finanziario. L'introduzione di modelli di consulenza a parcella e l'adozione di ETF potrebbero essere passi cruciali verso una maggiore efficienza e convenienza per gli investitori nazionali.