Nell'ultima settimana, la politica di pacificazione totale del presidente colombiano Gustavo Petro ha subito un grave contraccolpo a causa delle azioni bellicose dell'Esercito di Liberazione Nazionale (Eln). Questo gruppo guerrigliero, nato nel 1964, ha lanciato un'offensiva contro i dissidenti delle ex Farc, provocando numerosi morti e migliaia di sfollati. In risposta, Petro ha sospeso i colloqui con l'Eln e dichiarato lo stato d'emergenza, accusando la guerriglia di crimini contro l'umanità. La situazione si è ulteriormente complicata con le accuse di Petro verso il Venezuela per aver supportato l'Eln, aggravando le tensioni diplomatiche tra i due paesi. Queste dinamiche mettono in discussione l'efficacia della politica di pace totale e rivelano come il conflitto armato colombiano abbia cambiato natura, con i gruppi armati che ora si combattono tra loro per controllare attività illecite.
L'attacco dell'Eln contro i dissidenti delle ex Farc ha portato a una rapida escalation della violenza in Colombia. L'offensiva, avviata il 16 gennaio, ha causato almeno cento morti e 32mila persone costrette a fuggire dalle zone di conflitto. Il governo di Petro, che aveva iniziato trattative con l'Eln per raggiungere una soluzione pacifica, ha reagito con decisione, sospendendo i negoziati e accusando la guerriglia di non avere intenzioni pacifiche. Lo stato d'emergenza dichiarato da Petro riflette la gravità della situazione e la necessità di misure straordinarie per far fronte alla crisi.
In dettaglio, l'offensiva dell'Eln si è concentrata principalmente nella regione del Catatumbo, nel dipartimento di Norte de Santander, vicino al confine venezuelano. Questa zona, caratterizzata da povertà e scarsa presenza dello stato, è diventata un terreno fertile per gruppi guerriglieri e narcotrafficanti. Le testimonianze dei residenti descrivono come i militanti dell'Eln stiano cercando sistematicamente di eliminare i cosiddetti "traditori", minacciando o uccidendo civili sospettati di collaborazione con i dissidenti delle Farc. Queste azioni hanno creato un clima di terrore, costringendo molte famiglie a lasciare le loro case in cerca di sicurezza.
La crisi ha anche portato a tensioni diplomatiche significative tra Colombia e Venezuela. Petro ha accusato implicitamente Caracas di supportare l'Eln, ricevendo in cambio critiche durissime dal governo venezuelano. Questo scambio di accuse ha ulteriormente deteriorato i già tesi rapporti bilaterali, complicando ulteriormente la gestione della situazione al confine. Petro ha cercato di coinvolgere il leader venezuelano Maduro in un piano congiunto per contenere l'attività dei gruppi armati, ma senza successo.
Internamente, la politica di pace totale di Petro sta subendo forti critiche. L'opposizione sostiene che questa strategia sia fallimentare, evidenziando come la smobilitazione delle Farc del 2016 non abbia portato alla stabilità sperata. Molti ex combattenti si sono riorganizzati e ora competono per il controllo delle attività criminali, soprattutto legate al traffico di cocaina. Questo scenario rivela come il conflitto armato colombiano abbia cambiato forma, passando da uno scontro con lo stato a una guerra tra gruppi criminali. I civili continuano a pagare il prezzo più alto di questa nuova fase di violenza, dimostrando che la strada verso la vera pace in Colombia resta ancora lunga e difficile.