Nel corso del 2024, l'Iran ha registrato un numero preoccupante di esecuzioni capitali. Secondo Volker Türk, alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, almeno 901 persone sono state messe a morte, con un aumento significativo rispetto all'anno precedente. Questo dato suscita forti apprensioni a livello internazionale, specialmente considerando che circa quaranta esecuzioni sono avvenute solo nella settimana di dicembre. Il commissario ha espresso la sua preoccupazione per questa tendenza crescente, evidenziando come molte delle condanne siano legate a reati minori o a proteste sociali.
Nel contesto complesso e turbolento del 2024, l'Iran ha visto un incremento drammatico nelle esecuzioni capitali. In una conferenza stampa tenuta il 7 gennaio, Volker Türk ha annunciato che almeno 901 individui sono stati giustiziati durante quest'anno. Una parte significativa di questi decessi è avvenuta in un breve periodo di tempo, con circa quaranta esecuzioni concentrate in una sola settimana a dicembre. Liz Throssell, portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha precisato che i dati provengono da organizzazioni affidabili come Hrana, Hengaw e Iran Human Rights (Ihr).
In particolare, le informazioni indicano che la maggioranza delle esecuzioni riguardava individui condannati per reati legati alla droga. Tuttavia, non sono mancate vittime tra dissidenti politici e partecipanti alle proteste del 2022-2023. Un aspetto particolarmente allarmante è rappresentato dalle donne: secondo le statistiche fornite da Ihr, almeno trentuno donne sono state messe a morte, un numero senza precedenti dall'inizio delle rilevazioni nel 2008. Molte di queste donne erano vittime di violenza domestica o abusi sessuali, che hanno agito in situazioni disperate.
Questo scenario pone l'Iran tra i paesi con il più alto numero di esecuzioni capitali, probabilmente secondi solo alla Cina, sebbene per quest'ultima non vi siano dati ufficiali disponibili. L'alto commissario Türk ha ribadito la ferma opposizione delle Nazioni Unite alla pena di morte, sottolineando come sia incompatibile con il diritto fondamentale alla vita e possa comportare il rischio di giustiziare persone innocenti. È stato inoltre evidenziato che circa 170 paesi hanno ormai abolito la pena di morte o introdotto moratorie sulle esecuzioni.
L'aumento delle esecuzioni capitali in Iran solleva interrogativi profondi sulla protezione dei diritti umani. La comunità internazionale è chiamata a riflettere su come promuovere pratiche giuridiche più umanitarie e rispettose della dignità umana. La pena di morte, oltre a essere un affronto ai principi di giustizia, può perpetuare cicli di violenza e ingiustizia. È necessario un impegno globale per favorire politiche penali che rispettino la vita e la libertà di ogni individuo.