L'artista britannico Peter Mitchell, oggi ottantaduenne, ha trascorso gran parte della sua carriera a documentare la città di Leeds attraverso l'obiettivo della sua macchina fotografica. Nato ad Eccles, nella contea di Manchester, e cresciuto durante la guerra a Londra, Mitchell si è trasferito a Leeds negli anni '70. Qui, ha iniziato a catturare con sensibilità unica i cambiamenti urbani che stavano trasformando il volto della città. Dal declino delle strutture abitative fino all'emergere di una nuova identità urbana, le sue fotografie testimoniano la transizione di Leeds dal passato industriale al presente moderno. Le sue opere, esposte in prestigiose gallerie, hanno raggiunto un riconoscimento internazionale, stabilendo un parallelo tra la sua visione artistica e quella di fotografi come William Eggleston.
Nel corso degli anni '60, mentre frequentava l'Hornsey College of Art, Mitchell veniva influenzato dalle culture alternative e dai movimenti radicali del tempo. Questo periodo segnò il suo approccio alla fotografia, che divenne uno strumento per osservare e registrare la realtà sociale. Nel 1972, durante una visita a Leeds, decise di restarvi definitivamente, attratto dalla sua atmosfera peculiare e dai suoi contrasti sociali ed economici. Con una piccola Yashica 6×6, iniziò a immortalare le vie e gli abitanti della città, sviluppando gradualmente uno stile caratterizzato da un rigore formale e da un'attenzione ai dettagli.
Una delle tappe fondamentali della sua carriera fu la documentazione della demolizione dei Quarry Hill Flats, un'enorme struttura residenziale che simboleggiava sia il progresso architettonico che il declino sociale della città. Il progetto culminò nel libro Memento Mori, autopubblicato nel 1990, che rappresenta una riflessione visiva sull'impatto delle politiche urbane sul tessuto comunitario. L'opera di Mitchell non si limita alle strutture architettoniche ma si estende anche alle vite quotidiane dei residenti, ai negozi locali e alle celebrazioni di quartiere.
In collaborazione con Martin Parr, nel 2013 pubblicò Strangely Familiar, un volume che sintetizza il suo approccio artistico. Le immagini mostrano un mondo familiare ma allo stesso tempo strano, dove la bellezza si nasconde nei dettagli più insignificanti. Mitchell ha sempre preferito utilizzare pellicole a colori in formato quadrato, permettendogli di creare composizioni uniformi che enfatizzano la continuità tematica del suo lavoro. Inoltre, ha sperimentato tecniche innovative come l'inserimento di griglie cartografiche nei propri scatti, immaginando come potrebbero essere visti dall'esterno i luoghi che documenta.
Grazie alla sua dedizione, Peter Mitchell ha lasciato un'eredità indimenticabile nel panorama fotografico contemporaneo. Le sue opere ci ricordano come lo sguardo attento di un fotografo possa rivelare aspetti nascosti di una comunità, trasformandoli in narrazioni universali. La sua visione continua a ispirare chiunque cerchi di comprendere il rapporto tra spazio, memoria e identità.