La ricerca di colori intensi e duraturi ha sempre affascinato l'umanità, influenzando non solo l'arte ma anche la medicina e il commercio. Dal bruno di mummia, ottenuto dalla polvere delle antiche spoglie egiziane, al rosso carminio estratto dalle cocciniglie, ogni colore racconta una storia di esplorazione e innovazione. Questo interesse si è evoluto nel tempo, passando dai pigmenti naturali alle scoperte chimiche del diciannovesimo secolo, fino ad arrivare ai moderni studi scientifici che analizzano i segreti nascosti nei dipinti più famosi.
I materiali per creare colori un tempo erano considerati altrettanto preziosi delle spezie e richiedevano viaggi lunghi e pericolosi per essere raccolti. L'uso del bruno di mummia rappresenta uno dei metodi più strani ed eticamente discutibili nella storia della pittura. Utilizzato per ombreggiature e dettagli, questo pigmento scomparve quando le scorte di mummie diminuirono drasticamente all'inizio del ventesimo secolo.
L'antica pratica di ricavare colori da fonti naturali includeva anche ingredienti come la terra d'ombra e la radice di robbia. Le tonalità più desiderate venivano trasportate attraverso rotte commerciali complesse, come accadeva con l'oltremarino, un blu intenso proveniente dall'Afghanistan. Queste sostanze non solo arricchivano le opere d'arte ma venivano anche utilizzate in medicina: Francis Bacon riteneva che la polvere di mummia potesse fermare le emorragie, mentre Francesco I di Francia ne portava sempre con sé per curare ferite. La domanda era talmente alta che si crearono persino falsi usando schiavi o criminali imbalsamati.
Con l'avvento della rivoluzione industriale, la produzione di colori subì un cambiamento radicale grazie alle scoperte chimiche. Il primo colorante artificiale, la malveina, fu scoperto accidentalmente nel 1856 durante ricerche sulla malaria. Questo evento aprì nuove prospettive per gli artisti impressionisti come Vincent van Gogh e Claude Monet, permettendo loro di esplorare paesaggi vibranti e giochi di luce mai visti prima.
Oggi, il progresso tecnologico continua a sorprendere con invenzioni come il vantablack, il nero più assorbente mai creato. Questo materiale, formato da nanotubi di carbonio, ha sollevato dibattiti nell'ambito artistico dopo che lo scultore Anish Kapoor ha acquisito i diritti esclusivi per il suo uso. Nonostante i grandi passi avanti, alcuni colori rimangono enigmatici: Narayan Khandekar, direttore dello Straus center for conservation and technical studies, sta ancora cercando di identificare un particolare arancione usato dal minimalista Donald Judd. Lo studio approfondito dei pigmenti è essenziale per distinguere opere autentiche da contraffazioni, come dimostrato dal caso di quadri attribuiti erroneamente a Jackson Pollock.