Nelle ultime settimane, la Turchia ha assistito a un’ondata di repressione senza precedenti, con oltre 1.400 arresti registrati in seguito alle manifestazioni scaturite dall’incarcerazione del sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu. Le autorità hanno intensificato i controlli, estendendo divieti di protesta nelle città principali come Istanbul, Ankara e Smirne. Contemporaneamente, sette giornalisti sono stati trattenuti sotto custodia cautelare per aver coperto queste manifestazioni, sollevando critiche internazionali sulla libertà di stampa e sull’uso della forza contro i dimostranti. L’opposizione politica denuncia una deriva autoritaria da parte del governo presieduto da Recep Tayyip Erdoğan.
Il clima di tensione si è ulteriormente infiammato il 25 marzo, quando le autorità hanno annunciato l’arresto di numerosi cittadini accusati di violare i divieti di manifestazione. Queste misure hanno riguardato anche professionisti impegnati nel campo dell’informazione, tra cui un fotografo associato all’agenzia AFP. Secondo quanto dichiarato dallo stesso fotografo, Yasin Akgül, egli si limitava al compito di documentare gli eventi. Tale episodio ha suscitato indignazione da parte di organizzazioni internazionali come Reporter Senza Frontiere (RSF), che ha definito "vergognoso" l'arresto dei giornalisti.
Parallelamente, il caso di Ekrem İmamoğlu continua a essere al centro delle discussioni. Incarcerato con accuse legate alla corruzione, molte voci sostengono che tali mosse siano motivazioni politiche finalizzate ad indebolire l’opposizione. Come figura emergente della politica turca, İmamoğlu rappresentava una minaccia significativa per Erdoğan, considerato il principale avversario nelle elezioni future del 2028.
Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione riguardo agli arresti di massa e all’utilizzo della forza nei confronti dei manifestanti. Liz Throssell, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha evidenziato la necessità di un’inchiesta indipendente sui fatti accaduti. Inoltre, Özgür Özel, leader del Partito Popolare Repubblicano (CHP), ha condannato le azioni governative definendole una “deriva fascista”, chiamando alla resistenza pacifica con nuove manifestazioni programmate per la sera del 25 marzo.
Questo scenario di conflitto e restrizione delle libertà civili pone la Turchia al centro dell’attenzione globale, mettendo in discussione il futuro democratico del paese. Mentre le accuse e le proteste continuano a crescere, emerge la necessità urgente di un dialogo costruttivo tra governo ed opposizione per evitare una crisi ancora più profonda.