Nel cuore di Kiev, il centro di accoglienza Vilna offre un'oasi di sicurezza per donne che sfuggono a situazioni di abuso coniugale. Questa struttura, aperta nel 2023 grazie al sostegno del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), fornisce non solo rifugio ma anche varie attività come corsi di scrittura, yoga e arteterapia. Le partecipanti, tra cui Olga, una donna che ha vissuto violenze domestiche dopo il ritorno del marito dal fronte, trovano qui un luogo anonimo dove ricostruire se stesse. Malgrado l'incremento dei casi di violenza domestica registrati dall'inizio dell'invasione russa, molte donne esitano ancora a denunciare gli abusi a causa del tabù sociale e della guerra.
Nella primavera del 2023, il centro Vilna ha iniziato ad accogliere donne affrontando una realtà sempre più allarmante: l'aumento delle violenze domestiche in seguito all'invasione russa. Tra queste, ci sono storie come quella di Tamara, una profuga proveniente da Bachmut che vive con i suoi tre figli in un altro centro di accoglienza. Incinta di sette mesi, lei trova conforto nell'arteterapia durante i brevi momenti di pausa dalla sua faticosa routine quotidiana. La guerra ha trasformato vite intere, aumentando lo stress e intensificando conflitti familiari già esistenti.
La direttrice dei servizi di assistenza telefonica del centro La Strada, Alëna Kryvuljak, spiega come la guerra abbia complicato ulteriormente la percezione delle donne verso la violenza domestica. Molte si sentono in colpa per aver bisogno di aiuto mentre altre persone soffrono di più o sono direttamente coinvolte nei combattimenti. Questa sensazione è aggravata dal fatto che nella cultura ucraina i soldati sono venerati come eroi nazionali, rendendo difficile immaginare uno di loro come aggressore.
Anche psicologi come Anna Hrubaja hanno notato un aumento vertiginoso del numero di pazienti, soprattutto provenienti da fasce sociali privilegiate. Una dermatologa, per esempio, riconosce il problema ma teme di causare sofferenza al marito al fronte chiedendo il divorzio. Queste dinamiche complesse evidenziano come la guerra influenzi non solo le relazioni personali ma anche la capacità delle donne di prendere decisioni autonome.
Olga, un'ex gestrice di un centro di accoglienza, ha vissuto sulla propria pelle ciò che cercava di aiutare negli altri. Dopo aver scoperto che il marito, tornato dal fronte, aveva preso droghe e abusava di alcol, lei ha subito violenze fisiche e psicologiche. Il punto di svolta è stato quando lui le ha messo in mano una granata senza sicura, minacciandola. Questo episodio estremo ha portato Olga a chiedere il divorzio, sebbene molti amici le abbiano voltato le spalle per questa decisione coraggiosa.
Nonostante i progressi legislativi, come la ratifica della Convenzione di Istanbul nel 2022, le vittime di violenza domestica in Ucraina continuano a incontrare ostacoli significativi. La mancanza di informazione sui diritti delle donne e l'inefficacia delle forze dell'ordine nel gestire tali casi rimangono problemi cruciali. Inoltre, la guerra ha consolidato ruoli tradizionali di genere, intensificando stereotipi sessisti e rendendo più difficoltosa l'indipendenza economica delle donne.
Gli sforzi dei centri di accoglienza come Vilna rappresentano una speranza per migliaia di donne. Offrendo non solo protezione ma anche opportunità per riacquistare fiducia in se stesse, questi luoghi dimostrano come la solidarietà possa fare la differenza in tempi difficili. Tuttavia, resta necessario un maggiore impegno da parte della comunità internazionale per garantire risorse adeguate alle vittime di violenza domestica, superando il divario creato dalle priorità politiche e militari.