L'ambito economico italiano ha perso una figura di spicco con il trapasso di Roberto Poli, un eminente accademico e manager che ha lasciato un segno indelebile in vari settori. Nato a Pistoia, Poli ha dedicato gran parte della sua vita all'insegnamento presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, contribuendo alla formazione di generazioni di professionisti. La sua carriera come manager lo ha portato a ricoprire ruoli chiave in momenti cruciali dell'economia italiana, tra cui la presidenza di Eni e la gestione di importanti operazioni finanziarie. Il suo impegno nel mondo degli affari è stato riconosciuto nel 2008 con il titolo di Cavaliere del Lavoro.
Nel cuore del capitalismo milanese, Poli si distinse per la sua competenza in materia di fusioni e acquisizioni. Nel periodo compreso tra gli anni '80 e '90, ha guidato diverse operazioni strategiche che hanno plasmato il panorama industriale italiano. Come presidente di Rizzoli-Corriere della Sera durante la crisi editoriale, Poli dimostrò la sua capacità di prendere decisioni difficili ma necessarie. In qualità di consulente indipendente attraverso Poli e Associati, ha avuto un ruolo cruciale in transazioni significative come l'acquisto di Zanussi da parte di Electrolux e la fusione Binvest-Montedison. Queste esperienze lo consolidarono come un arbitro rispettato nel campo delle controversie aziendali.
La nomina a consigliere dell'Iri e successivamente a presidente di Eni rappresentarono tappe fondamentali nella carriera di Poli. Durante i nove anni alla guida di Eni, eguagliò la durata del mandato del fondatore Enrico Mattei. Il suo approccio lungimirante al management aziendale permise all'azienda di superare fasi critiche, sostenendo uno sviluppo sano e duraturo. Anche dopo aver lasciato la presidenza, Poli rimase attivo come consigliere della Fondazione Mattei e membro del consiglio di amministrazione di Maire Tecnimont.
Gli insegnamenti di Poli sulla competitività delle piccole e medie imprese italiane continuano a essere rilevanti oggi. Egli enfatizzava l'importanza di un approccio a lungo termine nell'economia, evidenziando come le grandi aziende possano fungere da pilastri stabili per lo sviluppo del paese. Il suo lascito non solo risiede nelle operazioni finanziarie concluse con successo, ma anche nella visione strategica che ha trasmesso alle generazioni successive di leader economici.