Il 10 luglio, un comunicato ufficiale delle Nazioni Unite ha rivolto un'urgente richiesta agli Stati Uniti. L'oggetto dell'appello è la revoca delle misure punitive adottate contro Francesca Albanese, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi. Albanese era stata oggetto di critiche per le sue posizioni decise sulla politica americana nella Striscia di Gaza e per aver etichettato le azioni di Israele come “genocidio”.
Volker Türk, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha rafforzato questo appello. Con un messaggio incisivo, ha esortato Washington a procedere con celerità al ritiro delle sanzioni contro Albanese. Türk ha inoltre evidenziato la necessità di cessare gli attacchi e le minacce dirette sia alle Nazioni Unite sia a istituzioni vitali come la Corte penale internazionale, sottolineando l'importanza della loro integrità e autonomia.
Il 9 luglio, il segretario di stato statunitense Marco Rubio aveva annunciato l'imposizione di sanzioni contro Albanese. Le accuse mosse includevano “tentativi illegittimi e vergognosi di spingere la Corte penale internazionale ad agire contro funzionari e aziende statunitensi e israeliane”. Rubio aveva ulteriormente accusato Albanese di “antisemitismo sfrenato” e di “sostegno al terrorismo”, sebbene non avesse fornito dettagli specifici sulle sanzioni.
Durante una conferenza stampa tenutasi a Lubiana, Slovenia, il 10 luglio, Francesca Albanese ha replicato alle accuse e alle sanzioni. Con determinazione, ha dichiarato la sua intenzione di “continuare a svolgere il mio lavoro”, riaffermando il suo impegno nel suo ruolo di relatrice speciale, nonostante le pressioni e le critiche ricevute.
Il 10 luglio, anche il presidente del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, l'ambasciatore svizzero Jürg Lauber, ha espresso il suo dispiacere per la decisione degli Stati Uniti di sanzionare Albanese. Lauber ha lanciato un appello a “tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cooperare pienamente con i relatori speciali e ad astenersi da qualsiasi atto di intimidazione o ritorsione nei loro confronti”, riaffermando l'importanza di proteggere l'indipendenza e la sicurezza di questi esperti.
Francesca Albanese, in carica dal 2022, ha ripetutamente accusato Israele di “genocidio” in relazione al conflitto a Gaza. Sebbene sia nominata dal Consiglio dei diritti umani, Albanese agisce a titolo individuale e non rappresenta ufficialmente le Nazioni Unite. Ha rivelato di aver ricevuto numerose “minacce” a causa del suo lavoro. La settimana precedente alle sanzioni, aveva presentato un rapporto al Consiglio dei diritti umani che analizzava “i meccanismi delle aziende che sostengono il progetto coloniale israeliano di trasferimento e sostituzione dei palestinesi”. Già a febbraio, aveva definito “illegale” e “assurdo” il piano per l'occupazione di Gaza e il trasferimento della sua popolazione, annunciato dall'ex presidente statunitense Donald Trump.