In questo articolo, l'autrice esplora con profondità le sue riflessioni e ricordi legati alle bambole e ai giocattoli della sua infanzia. Mentre si trova nella casa in cui ha trascorso gran parte della sua giovinezza, ora destinata a essere demolita, ritrova scatole piene di oggetti che la riportano indietro nel tempo. Questa scoperta la porta a riflettere non solo sui giochi dell'infanzia ma anche sulle complesse emozioni e significati simbolici associati alle bambole, attraverso le lenti di filosofi e letterati come Baudelaire, Rilke e Morrison.
Nella casa dove i suoi genitori hanno vissuto per trentatre anni, l'autrice rivisita una stanza che conserva ancora il suo antico fascino. In vista della futura demolizione della casa, emerge un senso di nostalgia mentre scatole portate giù dalla soffitta rivelano utensili da cucina miniaturizzati, bambole Barbie e Sindy, insieme al loro equipaggiamento: mobili, vestiti, perfino una vasca da bagno e un gabinetto. Tra questi tesori del passato, c'è Tom, un bambolotto che sembra non essersi mai svegliato dal sonno dell'infanzia. La presenza di queste bambole evoca in lei un mix di tenerezza e inquietudine, spingendola a ricordare i momenti trascorsi ad accudirli e a giocare con loro.
L'autrice descrive con affetto ogni dettaglio dei vestiti delle sue bambole, dalle eleganti abiti sera bordeaux alle tute lavorate a maglia dalla nonna gallese. Le minuscole scarpe, meticolosamente conservate nei barattoli di crema per il viso della madre, diventano testimonianze silenziose di un'epoca passata. Ciascun oggetto racconta una storia, un frammento di vita vissuta. L'autrice riflette sulla teoria psicologica del "perturbante" (das Unheimliche), introducendo concetti di Ernst Jentsch e Sigmund Freud, collegandoli all'inquietante confine tra ciò che è animato e ciò che no.
Le bambole, divenute quasi personaggi a sé stanti, assumono un ruolo cruciale nelle riflessioni sull'identità e sulla coscienza. L'autrice cita vari autori letterari e filosofici per approfondire il tema, inclusi Charles Baudelaire e Rainer Maria Rilke, che vedono nelle bambole un riflesso della nostra interiorità e del nostro rapporto con la realtà. Il confronto con opere di Elena Ferrante e Toni Morrison aggiunge ulteriori strati di interpretazione, mostrando come le bambole possano essere sia fonti di conforto che di angoscia.
Il viaggio nell'infanzia culmina con riflessioni personali sull'impatto emotivo di questi oggetti. L'autrice esplora il conflitto tra il desiderio di conservare il passato e la necessità di lasciarlo andare, mentre si prepara a decidere il destino delle sue bambole prima che la casa venga demolita. Questo momento di transizione simboleggia un più ampio processo di crescita e maturazione, accompagnato da un rinnovato apprezzamento per la propria storia e per i legami emotivi che le bambole rappresentano.
Da un punto di vista giornalistico, questa narrazione offre un'opportunità per riflettere sulla persistenza degli oggetti dell'infanzia nella nostra vita adulta. Essa solleva domande importanti sul valore sentimentale e simbolico che attribuiamo ai giocattoli, suggerendo che questi oggetti possono fungere da ponte tra il nostro io infantile e quello adulto. Inoltre, l'articolo invita a considerare come le nostre esperienze di gioco possano plasmare le nostre percezioni future della realtà, influenzando la nostra comprensione di noi stessi e del mondo che ci circonda.