Cronaca
Sventato Presunto Colpo di Stato in Armenia: Al Centro delle Indagini l'Arcivescovo Bagrat Galstanyan
2025-06-25

Il governo armeno ha rivelato di aver scoperto un presunto tentativo di sovvertire l'ordine statale, indicando in un prominente ecclesiastico la figura centrale di questo complotto. La situazione ha ulteriormente infiammato gli animi in un paese già scosso da profonde divisioni politiche e religiose, con l'opposizione che contesta duramente le accuse, definendole una mossa autoritaria.

Dettagli della Notizia: Una Trama Sventata e le Sue Riperecussioni

Nella mattinata del 25 giugno 2025, il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha rilasciato una dichiarazione sorprendente attraverso i suoi canali ufficiali, rivelando che le agenzie di sicurezza dello stato avevano neutralizzato un esteso piano di rovesciamento governativo. Al centro di questa presunta cospirazione, secondo le autorità, si troverebbe l'arcivescovo Bagrat Galstanyan, una figura di spicco della Chiesa Apostolica Armena, già noto per aver guidato significative manifestazioni di dissenso contro l'amministrazione Pashinyan nel recente passato. Le contestazioni erano principalmente legate alle accuse di concessioni territoriali all'Azerbaigian, in particolare dopo la perdita del Nagorno Karabakh.

Le forze dell'ordine hanno prontamente agito, avviando perquisizioni nelle residenze dell'arcivescovo Galstanyan e di circa trenta suoi collaboratori. Un video circolato ampiamente, diffuso dal sito News.am, ha mostrato l'arcivescovo scortato fuori dalla sua abitazione da agenti mascherati, mentre i suoi sostenitori manifestavano rumorosamente, scandendo slogan contro il primo ministro. Questa serie di eventi ha scatenato la veemente reazione dell'opposizione. Il deputato Garnik Danielian, considerato vicino a Galstanyan, ha condannato le azioni delle autorità, paragonandole a quelle di un regime dittatoriale. Analogamente, Ishkhan Saghatelyan, esponente del partito nazionalista Dashnaktsutyun, ha denunciato perquisizioni e arresti anche tra i membri della sua formazione politica. Questi sviluppi seguono di pochi giorni altri arresti di oppositori avvenuti il 20 giugno, mentre Pashinyan si trovava in Turchia, un evento che ha ulteriormente alimentato le tensioni interne.

La sconfitta militare e la successiva perdita di controllo sul Nagorno Karabakh nel settembre 2023 hanno generato una profonda insoddisfazione popolare in Armenia, culminata in ampie proteste guidate anche da Galstanyan. L'arcivescovo aveva in precedenza chiesto le dimissioni di Pashinyan e si era persino dimesso temporaneamente dai suoi incarichi ecclesiastici per tentare una candidatura politica, un'iniziativa poi abortita a causa della sua doppia cittadinanza armena e canadese. Il quadro si complica ulteriormente con le recenti dichiarazioni di Pashinyan, che all'inizio di giugno aveva invitato i fedeli a ribellarsi contro il capo della Chiesa Apostolica, Karekin II, accusandolo pubblicamente di avere una figlia segreta, segno di una frattura sempre più profonda tra lo stato e le istituzioni religiose.

Riflessioni su Potere e Religione in Contesti di Crisi

Questa vicenda armena solleva interrogativi fondamentali sulla delicata interazione tra potere politico e autorità religiosa, specialmente in momenti di profonda crisi nazionale. La denuncia di un colpo di stato, con implicazioni ecclesiastiche, evidenzia come la religione possa diventare un veicolo per il dissenso politico o, al contrario, un bersaglio per il governo. L'episodio ci spinge a riflettere sulla fragilità delle democrazie emergenti e sui pericoli insiti nella polarizzazione della società, dove la fiducia nelle istituzioni può essere facilmente erosa. È un monito sulla necessità di salvaguardare lo stato di diritto e la libertà di espressione, anche quando le accuse sono gravi, garantendo processi trasparenti e rispettosi dei diritti umani, per evitare che la lotta per il potere degeneri in autoritarismo e repressione, con gravi conseguenze per la stabilità e la coesione sociale di una nazione.

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