Cronaca
Trasferimento di Richiedenti Asilo in Albania: Nuove Dinamiche e Controversie
2025-01-27

Nel corso degli ultimi giorni, un evento significativo ha catturato l'attenzione della comunità internazionale. Il 26 gennaio, la nave militare italiana Cassiopea ha intrapreso un viaggio verso l'Albania con a bordo 49 persone intercettate nelle acque internazionali vicino a Lampedusa. Queste persone, provenienti da diversi paesi, saranno trasferite in centri di detenzione albanesi per sottoporsi a procedure accelerate di frontiera. L'assenza di operatori dell'OIM durante lo screening ha sollevato diverse questioni sulla gestione dei flussi migratori e sui diritti umani.

Dettagli del Trasferimento

Il 26 gennaio, in una giornata fredda ma serena, la nave militare italiana Cassiopea ha lasciato le acque internazionali davanti a Lampedusa diretta verso l'Albania. A bordo viaggiavano 49 individui, tra cui persone provenienti dall'Egitto, Bangladesh, Costa d'Avorio e Gambia. Questo gruppo rappresenta il contingente più numeroso di richiedenti asilo mai trasferito in Albania fino ad oggi. Le destinazioni finali sono i centri di detenzione di Shëngjin e Gjadër, dove i migranti affronteranno procedure accelerate di frontiera sotto la supervisione dei giudici.

In questa occasione, gli operatori dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) non erano presenti né a bordo della nave né nei centri di detenzione albanesi. Secondo Flavio Di Giacomo, portavoce dell'OIM, l'organizzazione non ha potuto partecipare alla missione dovendo rinnovare la convenzione con il governo italiano. Questa assenza ha comportato un processo di screening meno approfondito rispetto alle operazioni precedenti, che includevano colloqui individuali per identificare eventuali vulnerabilità o casi particolari come vittime di tratta o torture.

Il governo italiano, guidato dalla premier Giorgia Meloni, ha avviato questo terzo trasferimento in Albania malgrado la Corte di Giustizia Europea non si sia ancora espressa sulla questione dei trattenimenti in Albania e sulla lista dei paesi sicuri. La decisione è stata presa anche se numerosi tribunali italiani hanno sollevato dubbi sulla legittimità di tali trasferimenti. Inoltre, il 26 gennaio è stato segnalato un naufragio a 53 miglia a sud-ovest di Lampedusa, causando tragici decessi e dispersi.

L'Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione (Asgi) ha criticato la posizione del governo, affermando che la Corte di Cassazione ha stabilito che l'elenco dei paesi sicuri può essere sindacato dai giudici. Questa interpretazione contrasta con quanto dichiarato dal governo, che considerava tale elenco immune da revisione giudiziaria.

Infine, il tribunale competente per la convalida dei trattenimenti è cambiato. Mentre nei primi due trasferimenti era coinvolto il tribunale di Roma, questa volta sei giudici delle corti di appello dovranno esprimersi sulle procedure.

Dall'8 gennaio, 345 persone provenienti dalla Libia e Tunisia hanno cercato rifugio a Lampedusa, divise su otto imbarcazioni. Il governo intende proseguire con queste missioni, nonostante le controversie legali e le preoccupazioni umanitarie.

In conclusione, questo trasferimento ha evidenziato nuove dinamiche nella gestione dei flussi migratori e ha sollevato importanti questioni etiche e legali. La mancanza di organizzazioni umanitarie chiave e l'urgente necessità di una maggiore trasparenza nel processo di screening pongono sfide significative. È fondamentale che tutti gli attori coinvolti lavorino insieme per garantire che i diritti umani siano rispettati in ogni fase del processo.

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