Cronaca
Una Nuova Prospettiva sul Parkinson: Due Vie Distinte
2025-04-30

La malattia di Parkinson si sta espandendo a un ritmo allarmante, con previsioni che suggeriscono un raddoppio dei casi entro il 2050. Questo aumento non è solo legato all'invecchiamento della popolazione ma anche ad altre cause sconosciute. Un'ipotesi formulata vent'anni fa da Per Borghammer propone l'esistenza di due varianti del Parkinson: una che inizia nel corpo e raggiunge il cervello e l'altra che ha origine direttamente nel cervello. Recentemente questa teoria sta ricevendo conferme grazie a studi su pazienti e analisi post-mortem.

Due Manifestazioni Distinte: La Via Corporea

Secondo recenti ricerche, la variante "body-first" del Parkinson mostra sintomi iniziali fuori dal cervello, come problemi intestinali e alterazioni del sonno. Questa forma avanza gradualmente verso il cervello, influenzando il sistema nervoso centrale solo in seguito. Gli studi condotti su individui con disturbi del sonno REM hanno evidenziato danni precoci al tessuto nervoso cardiaco prima che compaiano i segni cerebrali tipici del Parkinson.

Questa scoperta rivela un percorso specifico che la malattia segue nel corpo umano. L'origine sembra situarsi nel sistema nervoso enterico, noto anche come il "secondo cervello", dove le anomalie cellulari si propagano attraverso il nervo vago fino al cervello. Tale processo potrebbe spiegare perché molti pazienti presentino sintomi non motori molto tempo prima del deterioramento motorio. Comprendere questa via corporea potrebbe aprire nuove strade per interventi preventivi e terapeutici mirati.

Origini Cerebrali: Una Strada Diversa

L'altra variante, definita "brain-first", ha origine direttamente nel cervello e manifesta subito disturbi motori. Questa forma del Parkinson è più facile da diagnosticare nei primi stadi grazie ai sintomi evidenti, tuttavia comprendere le sue radici resta fondamentale per sviluppare trattamenti efficaci.

Le ricerche mostrano differenze significative tra queste due forme della malattia. Mentre la versione corporea offre indizi precoci attraverso disturbi non motori, quella cerebrale richiede approcci diversi per essere identificata tempestivamente. Studi su animali e analisi post-mortem continuano a fornire dati cruciali per distinguere meglio queste due vie patologiche. Se confermata, questa nuova interpretazione del Parkinson potrebbe trasformare radicalmente la diagnosi e la gestione della malattia, consentendo interventi personalizzati basati sulla forma specifica di ciascun paziente.

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