Il mito che le nostre vite moderne ci portino a dormire meno rispetto al passato viene sfidato da una recente analisi di 54 studi globali. Questa ricerca rivelò un'inattesa scoperta: coloro che vivono in comunità preindustriali, spesso considerate più in sintonia con i ritmi naturali, dormono effettivamente meno rispetto agli abitanti dei paesi industrializzati. La durata media del sonno nelle società preindustriali è stata misurata attorno alle 6,4 ore, contro le 7,1 ore nelle nazioni sviluppate. Inoltre, la regolarità dei ritmi circadiani sembra essere maggiore nelle società meno avanzate, suggerendo che la qualità del sonno possa non essere direttamente correlata alla quantità.
Nel tentativo di comprendere meglio le dinamiche del sonno attraverso i secoli, gli studiosi hanno adottato metodi più affidabili rispetto ai semplici sondaggi di opinione. Utilizzando dispositivi di monitoraggio dell'attività fisica e tecniche avanzate per tracciare le onde cerebrali, si è scoperto che la durata del sonno negli ultimi decenni non ha subito variazioni significative. Anzi, alcuni dati indicano persino un leggero aumento. Questi studi hanno permesso di ottenere informazioni preziose su come le condizioni di vita moderne influenzino i nostri cicli di sonno, fornendo una prospettiva nuova e sorprendente.
In particolare, la ricerca ha evidenziato che l'efficienza del sonno - ovvero il rapporto tra il tempo trascorso a letto e il tempo effettivamente dormito - è superiore nelle società industrializzate. Le persone in queste comunità riescono a sfruttare meglio il loro tempo a letto, raggiungendo un'efficienza del 88%, contro il 74% registrato nelle società preindustriali. Ciò potrebbe essere attribuito a vari fattori, come ambienti di riposo più sicuri e protetti, privi delle minacce presenti in contesti meno sviluppati. Tuttavia, la modernità ha anche portato a una riduzione dell'esposizione agli stimoli naturali che regolano i ritmi circadiani, come i cambiamenti di temperatura e l'intensità luminosa durante il giorno.
I risultati della ricerca mostrano una differenza interessante nella durata del sonno tra società industrializzate e preindustriali. Gli individui nelle comunità meno avanzate, come i cacciatori-raccoglitori o i pastori nomadi, dormono in media meno ore rispetto ai loro omologhi nei paesi sviluppati. Nonostante ciò, questi gruppi mantengono ritmi circadiani più regolari, un aspetto cruciale per la salute generale. L'indice della funzione circadiana, utilizzato per misurare questa regolarità, presenta valori superiori nelle società preindustriali, suggerendo che la qualità del sonno possa essere altrettanto importante della quantità.
Questa scoperta solleva importanti domande sulla nostra comprensione del sonno e della sua importanza per la salute. Sebbene le persone nelle società industrializzate dormano di più, la mancanza di esposizione agli stimoli naturali potrebbe avere effetti negativi sui ritmi biologici. Questo potrebbe spiegare perché molte persone nei paesi sviluppati lamentino problemi di sonno, nonostante la maggiore durata del riposo notturno. Gli esperti suggeriscono che una migliore sincronizzazione con i ritmi naturali potrebbe contribuire a migliorare la qualità del sonno, offrendo nuove prospettive per affrontare i disturbi del sonno contemporanei.