Cronaca
Condanne Capitali per Blasfemia Digitale in Pakistan
2025-03-26

In Pakistan, cinque individui sono stati recentemente condannati a morte per aver pubblicato contenuti blasfemi online. Questa sentenza, emessa da un tribunale di Rawalpindi, riguarda quattro cittadini pakistani e un afgano. Nonostante nessuna esecuzione per tale reato sia mai stata effettuata nel paese, le accuse di blasfemia restano un tema controverso, spesso utilizzato per vendette personali o contro minoranze religiose.

Gli imputati hanno ricevuto ulteriori pene per aver offeso i credenti e profanato una copia del Corano. L'attenzione si concentra sull'incremento delle denunce legate ai contenuti digitali, che possono derivare anche da messaggi privati su piattaforme di messaggistica. Organizzazioni per i diritti umani criticano l'uso distorto della legge antiblasfemia, originata durante il dominio coloniale britannico.

L'Applicazione della Legge sulla Blasfemia

Il caso dei cinque condannati mette in evidenza la severità con cui vengono applicate le leggi contro la blasfemia in Pakistan. Le accuse includono non solo la diffusione di materiale considerato offensivo nei confronti del profeta Maometto, ma anche atti come la profanazione del Corano e l'offesa ai credenti. La pena massima è stata richiesta dal gruppo Lcbp, noto per aver segnalato centinaia di casi simili alle autorità.

La Commissione legale sulla blasfemia in Pakistan (Lcbp) ha avuto un ruolo chiave nella denuncia degli imputati. Secondo dichiarazioni ufficiali, questo gruppo antiblasfemia ha contribuito alla segnalazione di oltre trecento casi negli ultimi anni, ottenendo decine di condanne. Tuttavia, la maggior parte delle sentenze capitali viene convertita in ergastolo. Gli imputati potranno fare appello contro la decisione, mantenendo così aperta la possibilità di una revisione del verdetto. L'emissione di sentenze così severe suscita preoccupazioni internazionali sul rispetto dei diritti fondamentali.

Controversie e Abusi della Legge

Le leggi sulla blasfemia in Pakistan sono oggetto di forti critiche, soprattutto per il loro impiego in contesti non giustificati. Spesso tali accuse derivano da conflitti personali o vengono utilizzate come strumento per perseguire minoranze religiose. La trasformazione digitale ha amplificato il problema, rendendo possibili accuse basate su semplici messaggi scambiati in chat private.

Organizzazioni come la Commissione pachistana per i diritti umani hanno denunciato pratiche scorrette adottate da alcuni gruppi legali, inclusi quelli che perseguono casi di blasfemia. Essi accusano questi gruppi di manipolare prove e intraprendere caccie alle streghe. Le norme attuali, ereditate dall'epoca coloniale britannica, necessitano di una revisione approfondita per garantire equità e giustizia. Inoltre, il crescente numero di casi legati al mondo digitale richiede nuove strategie per affrontare le sfide poste dalle tecnologie moderne, senza sacrificare principi etici fondamentali.

More Stories
see more