Il Museo Civico San Domenico presenta una mostra eccezionale che esplora la rappresentazione artistica del sé. Con oltre duecento opere d'arte, l'esposizione abbraccia un arco temporale che va dal Quattrocento al Novecento. Attraverso dipinti, sculture e installazioni, gli spettatori sono invitati a riflettere sulla ricerca identitaria degli artisti e sulle diverse interpretazioni del concetto di autoritratto. L'esposizione si articola in sezioni tematiche che indagano aspetti come lo specchio, la maschera e il volto, passando per movimenti artistici specifici fino a giungere alle riflessioni contemporanee sull'identità umana.
La mostra inizia con il mito di Narciso, simbolo della ricerca dell'io riflesso. Questa sezione introduce lo spettatore alla complessità delle rappresentazioni dell'autoritratto, mostrando come l'artista abbia utilizzato vari elementi simbolici per esprimere la propria identità. Lo specchio diventa uno strumento cruciale per esplorare i confini tra realtà e illusione, tra apparenza e profondità interiore. Le opere presentate mettono in luce come l'artista abbia sempre cercato modi nuovi e significativi per rappresentarsi, evolvendo da una visione esteriore a una più intima ed espressiva.
Dall'epoca medievale, quando guardarsi nello specchio era considerato moralmente ambiguo, fino all'affermazione rinascimentale dell'individuo, la rappresentazione dell'autoritratto ha subito trasformazioni radicali. Nel Medioevo, l'autorappresentazione era spesso celata all'interno di composizioni sacre, mentre nel Rinascimento emergeva come forma d'arte a sé stante. Gli artisti cominciano ad appropriarsi dello spazio pittorico, inserendosi nelle loro creazioni con pose e attributi che rivelano aspetti della loro personalità. Il ritratto non è più solo una registrazione fisica, ma diventa un mezzo per esplorare l'anima e le passioni dell'artista. Opere come "Allegoria della prudenza" e "Autoritratto con spinetta" illustrano questa evoluzione, dimostrando come l'artista possa plasmare la propria immagine in modo da comunicare messaggi più profondi.
Nelle ultime sezioni della mostra, l'attenzione si sposta verso movimenti artistici più recenti e le loro interpretazioni innovative dell'autoritratto. Il Simbolismo, in particolare, offre un terreno fertile per esplorazioni metafisiche e interiori. Qui, l'artista non si limita a raffigurare il proprio volto, ma crea scene ricche di allegorie e simbolismi che riflettono pensieri e emozioni più profonde. Questa fase segna un distacco dalla rappresentazione puramente visiva, aprendo la porta a nuove forme di espressione personale.
Le opere presentate nella parte finale dell'esposizione testimoniano la vastità delle interpretazioni moderne dell'autoritratto. Artisti come De Chirico e Abramovic portano la riflessione sull'io a livelli filosofici e psicologici. L'autoritratto diventa uno spazio di introspezione dove l'artista può interrogarsi sulla natura dell'esistenza e dell'umanità. Queste opere ci invogliano a riflettere sul nostro stesso rapporto con l'identità, suggerendo che la ricerca del sé è un percorso senza fine, sempre aperto a nuove scoperte. In questo contesto, l'autoritratto trascende la sua funzione originaria, diventando un mezzo per esplorare domande fondamentali sulla condizione umana.