La scarsità delle acque sotterranee sta diventando una realtà preoccupante in varie regioni europee, come dimostrano i casi della Romania, Germania e Italia. Questa crisi è alimentata da una combinazione di fattori, tra cui il cambiamento climatico e la cattiva gestione delle risorse idriche. Paesi che un tempo godevano di abbondanti riserve stanno ora vedendo le loro comunità rurali affrontare periodi prolungati senza accesso all'acqua corrente. Mentre alcune città continuano a beneficiare di forniture regolari, i villaggi circostanti soffrono per l'inadeguatezza delle infrastrutture e per la mancanza di piani efficaci per gestire le falde acquifere.
In una giornata d'autunno dorato, Marius e Matei attraversano un ponte traballante sul fiume Ozana nel nordest della Romania. Dietro di loro si stagliano i Carpazi, con foreste di abeti rossi che splendono sotto il sole morente. Tuttavia, i due giovani non hanno occhi per il paesaggio mozzafiato. Concentrati sulle assi consumate dal tempo, si dirigono verso la stazione di pompaggio vicino al loro villaggio, Vânători-Neamț, per capire perché i rubinetti sono rimasti asciutti per mesi. Lì scoprono che solo due delle sedici pompe funzionano, lasciando gli abitanti locali senza scelta se non quella di scavare pozzi privati o trasportare acqua da altre fonti.
Anche in Italia, specialmente nell'Abruzzo, le interruzioni dell'approvvigionamento idrico stanno diventando frequenti. Qui, quasi 130mila famiglie dipendono dalle sorgenti del massiccio della Majella, ma negli ultimi anni hanno sofferto di fornitura irregolare, anche durante i mesi invernali. Le perdite dalle condotte superano il 60%, rendendo necessarie azioni legali contro le società gestorie. Residenti come Vittoria Camboni denunciano la frustrazione quotidiana causata dalla mancanza d'acqua, mentre madri come Livia Poeta descrivono come questa situazione influenzi negativamente lo sviluppo dei propri figli.
Nel frattempo, in Germania, la disputa sull'uso delle falde acquifere si fa sempre più accesa. A Baruth, nello stato del Brandeburgo, la popolazione teme che l'aumento della produzione di Red Bull possa compromettere ulteriormente le già scarse risorse idriche locali. Mentre alcuni difendono l'ampliamento della fabbrica come fonte di nuovi posti di lavoro, altri protestano contro l'estrazione esagerata di acqua a favore di interessi commerciali.
Da un'estremità all'altra del continente, emerge un quadro comune: le comunità rurali sono spesso le prime vittime della scarsità idrica, costrette ad autogestirsi quando le autorità falliscono nel fornire soluzioni adeguate.
Da un punto di vista giornalistico, questa inchiesta evidenzia come la gestione delle risorse idriche richieda un approccio globale e inclusivo. Non si tratta solo di investire in tecnologie avanzate o di costruire nuove infrastrutture, ma di riconoscere l'acqua come bene comune fondamentale per la sopravvivenza di tutte le comunità. La partecipazione attiva dei cittadini e la creazione di consigli locali per la gestione delle acque potrebbero essere passi importanti verso una soluzione duratura. Solo attraverso una cooperazione internazionale e un impegno politico forte sarà possibile affrontare efficacemente questa crisi emergente e garantire un futuro idrico equo per tutti.