La scena politica thailandese si trova nuovamente in un vortice di incertezze e capovolgimenti, un paesaggio ben noto a chi ne segue le intricate vicende. Ogni apparente periodo di calma si rivela spesso un preludio a rapide e inattese discese, con mutamenti repentini che caratterizzano il panorama governativo. Recentemente, il primo ministro Paetongtarn Shinawatra, in carica da meno di un anno, \u00e8 stata sollevata dal suo incarico dalla corte costituzionale. Questo sviluppo segue la rimozione del suo predecessore, Srettha Thavisin, avvenuta nell'agosto 2024 per questioni etiche, evidenziando una persistente fragilit\u00e0 istituzionale che continua a scuotere il paese.
La sospensione di Paetongtarn Shinawatra, decisa dalla corte costituzionale in risposta a una richiesta di 36 senatori, ha radici in una controversa conversazione telefonica tra il premier thailandese e Hun Sen, l'ex primo ministro cambogiano. L'audio di questa chiamata, resa pubblica dallo stesso Hun Sen su Facebook, ha generato scalpore. Nella discussione, avvenuta in un periodo di accese tensioni diplomatiche e commerciali tra i due stati, Shinawatra si rivolgeva all'interlocutore con un tono considerato eccessivamente deferente, chiamandolo \u201czio\u201d e invitandolo a ignorare le critiche interne provenienti dall'\u201caltra parte\u201d, con un chiaro riferimento agli oppositori thailandesi, incluso un generale militare. Questo dialogo ha scatenato un'ondata di proteste a Bangkok, dove migliaia di cittadini hanno manifestato il proprio disappunto, chiedendo le dimissioni del primo ministro. La crisi bilaterale attuale trae origine da un conflitto di lunga data legato a una disputa territoriale sul confine, alimentata da una mappa del 1907 redatta durante il periodo coloniale francese, la cui validit\u00e0 \u00e8 ancora oggetto di contesa tra i due paesi.
Le manifestazioni popolari hanno sempre avuto un ruolo cruciale nel definire il corso della politica thailandese negli ultimi venticinque anni. Storicamente, le piazze sono state il palcoscenico dello scontro tra le \u201ccamice gialle\u201d, espressione della borghesia urbana e sostenitrici della monarchia e dell'esercito, e le \u201ccamice rosse\u201d, provenienti dalle regioni pi\u00f9 povere del nord-est, che hanno difeso con forza i governi della famiglia Shinawatra. Questa dinamica si \u00e8 ripetuta con Thaksin Shinawatra, il magnate delle telecomunicazioni e capostipite della dinastia, deposto da un colpo di stato militare nel 2006, e con sua sorella Yingluck, rimossa dalla corte costituzionale nel 2014. Oggi, un nuovo movimento, il Ruam palang phaen din (Forza Unita della Terra), composto in gran parte da ex camice gialle, si \u00e8 fatto portavoce delle proteste, aggiungendo un ulteriore strato di complessit\u00e0 al panorama politico.
In attesa della decisione definitiva della corte costituzionale sulla legittimit\u00e0 di Paetongtarn Shinawatra, la situazione rimane estremamente fluida. Nonostante la sua temporanea sospensione, il primo ministro conserva la possibilit\u00e0 di partecipare alle riunioni di gabinetto, avendo sapientemente riorganizzato la sua posizione all'interno del governo poco prima della pronuncia della corte. Tuttavia, la pressione per le sue dimissioni \u00e8 notevole e proviene da pi\u00f9 fronti, rendendo un suo effettivo ritorno alla piena operativit\u00e0 alquanto improbabile. Se la sua rimozione dovesse essere confermata, il parlamento sar\u00e0 chiamato a eleggere un nuovo capo del governo in tempi brevi. I candidati idonei, secondo la Costituzione del 2017, dovranno provenire dai partiti che hanno ottenuto almeno 25 seggi nelle elezioni del 2023, includendo figure come Chaikasem Nitisiri del Pheu Thai e Anutin Charnvirakul del Bhumjaithai. La coalizione governativa, formata nel 2023 in un'alleanza inaspettata con l'establishment real-militare, sembra ormai logorata. Questo patto, che ha facilitato il rientro di Thaksin dall'esilio e la successiva grazia, non ha resistito alle recenti scosse. Il futuro della dinastia Shinawatra appare incerto, affrontando una fase di stallo da cui potrebbe non riprendersi facilmente.
La costante volatilit\u00e0 politica in Thailandia, con le sue oscillazioni tra governi eletti e interventi militari o giudiziari, continua a modellare il destino del paese. Ogni nuovo sviluppo, come la recente sospensione del primo ministro, sottolinea le sfide strutturali e le profonde divisioni che persistono nella societ\u00e0 thailandese, rendendo difficile prevedere un percorso stabile a lungo termine.