Il comportamento pubblico di Donald Trump, caratterizzato da dichiarazioni e azioni apparentemente contraddittorie, non è frutto di disorganizzazione ma di una calcolata strategia politica, come spiegato dal suo ex consigliere Steve Bannon. Questa tattica mira a dominare il panorama informativo, rendendo quasi impossibile per i commentatori e il pubblico evitare di reagire alle sue continue esternazioni. Utilizzando i social media come piattaforma diretta, Trump crea un flusso costante di \"notizie\" che mantengono alta l'attenzione e lo posizionano al centro del dibattito globale.
Questa \"parola performativa\" di Trump, dove ciò che dice coincide con l'azione, rappresenta una sfida per l'analisi politica tradizionale. La sua capacità di dettare l'agenda e di confondere i confini tra informazione e manipolazione richiede un'attenta valutazione, al di là dell'immediatezza delle sue dichiarazioni. Smascherare questa strategia è fondamentale per comprendere il suo impatto sulla democrazia e sull'ordine internazionale, che egli cerca di rimodellare attraverso un approccio basato sulla forza piuttosto che sul multilateralismo e le alleanze tradizionali.
Le continue dichiarazioni e i frequenti tweet di Donald Trump, spesso percepiti come incoerenti, sono in realtà elementi di una sofisticata strategia politica. Questo approccio, deliberatamente caotico, ha lo scopo di monopolizzare il campo dell'informazione, intrappolando commentatori e analisti in un ciclo di reazione costante. Ogni mattina, il mondo si sveglia aspettandosi una nuova esternazione di Trump, e raramente rimane deluso. Questa onnipresenza mediatica è una tattica efficace per mantenere il controllo del discorso pubblico, rendendo estremamente arduo per chiunque distogliere l'attenzione dalle sue parole o azioni.
La singolare capacità di Trump di utilizzare i propri canali social per comunicazioni di guerra e pace, per lanciare anatemi politici o criticare alleati, dimostra il potere della sua \"parola performativa\". Le sue affermazioni non sono semplici opinioni, ma veri e propri atti che influenzano direttamente la realtà politica e diplomatica globale. Questo modello di leadership, un vero e proprio \"one man show\", lo trasforma in un sovrano moderno, dove ogni tweet può diventare uno strumento di pressione internazionale, rendendo la sua influenza innegabile anche di fronte a dichiarazioni stravaganti.
Al di là del rumore costante delle dichiarazioni di Trump, si cela un progetto politico più profondo: la volontà di stravolgere l'ordine internazionale stabilito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Questo ordine, storicamente modellato e controllato dagli Stati Uniti, viene messo in discussione a favore di un dominio basato sulla forza, un approccio che ignora il multilateralismo e le alleanze storiche. La sua strategia non viene esplicitamente dichiarata, ma è evidente nelle sue azioni e nel suo costante attacco alle istituzioni democratiche e ai tradizionali pilastri della politica estera americana.
Il diluvio verbale di Trump, alimentato dalla compiacenza dei \"nuovi mezzi di comunicazione\" che disprezzano il giornalismo tradizionale, maschera una strategia predatoria. Nonostante la confusione generale che ne deriva, è cruciale non perdere di vista il suo intento principale: indebolire i sistemi di controllo democratico e ridefinire le dinamiche di potere globali. Riconoscere questa strategia, al di là delle singole provocazioni, è essenziale per opporsi a un progetto che mette in discussione i principi fondamentali del diritto internazionale, della trasparenza e della decenza nella gestione del potere.