Cronaca
La Procuratrice di Palermo e la Sua Missione contro la Mafia
2025-01-23

La procuratrice capo del tribunale dei minori di Palermo, Claudia Caramanna, affronta minacce costanti dalla criminalità organizzata a causa del suo impegno nella protezione dei bambini nati in famiglie mafiose. Nonostante le difficoltà personali e professionali, Caramanna continua il suo lavoro con passione, mirando a spezzare il ciclo di violenza e maltrattamento. Le sue azioni includono l'allontanamento dei minori dai genitori coinvolti in attività criminali e la collaborazione con associazioni per trovare soluzioni alternative.

Minacce Costanti e Sacrifici Personali

Le intimidazioni ricevute da Caramanna non sono un fatto isolato. Dal 2022 è sotto scorta permanente e ha dovuto rinunciare a gran parte della sua vita privata. Queste minacce, che includono lettere anonime e messaggi minacciosi, riflettono la resistenza della mafia al suo operato. Tuttavia, la magistrata rimane determinata, considerando le intimidazioni ormai parte della sua quotidianità.

Il suo primo incontro con una minaccia fu particolarmente traumatico. Una busta trovata nella cassetta delle lettere del suo palazzo la fece sentire violata nel profondo. Da allora, la sua sicurezza è aumentata significativamente, con quattro agenti e due vetture blindate che la accompagnano ovunque. Madre di tre figli, Caramanna ha dovuto adattarsi a questa nuova realtà, rinunciando a momenti semplici come fare la spesa o trascorrere tempo con la famiglia. Nonostante tutto, lei afferma: "Non ho mai avuto dubbi sul mio percorso professionale". Il suo obiettivo principale resta la protezione dei minori, cercando di metterli al riparo da ogni forma di pregiudizio e violenza.

Lotta Contro i Legami Mafiosi e Nuovi Interventi

Nel suo lavoro quotidiano, Caramanna si concentra sull'interruzione dei legami tra i minori e le loro famiglie mafiose. I bambini, spesso inconsapevoli dell'illegalità dei loro atti, vengono utilizzati dagli adulti per eludere la legge. La magistrata interviene quando necessario, prendendo decisioni difficili come l'allontanamento dei minori dai genitori per garantire loro un futuro migliore.

Inspiration per il suo approccio proviene dal lavoro pionieristico di Roberto Di Bella, che ha ideato il programma "liberi di scegliere". Caramanna ha adottato e sviluppato ulteriormente questo modello, collaborando con autorità giudiziarie locali e nazionali. Il suo progetto mira a istituzionalizzare interventi sociali e culturali per spezzare il ciclo di appartenenza mafiosa. Le madri hanno un ruolo cruciale in questo processo: se rifiutano di offrire un'alternativa ai figli, questi potrebbero essere affidati a parenti estranei alla mafia o a comunità protette. L'obiettivo finale è garantire che i giovani possano crescere liberi dalle influenze criminali, aprendo loro nuove possibilità di vita.

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